C’è un tedesco nato negli anni ’40 che voleva fare il medico. E’ diventato un anatomopatologo. Quelli che fanno le autopsie per intenderci. Inevitabilmente ha familiarizzato con la morte. Arrivando a vederla per quello che è, ovvia. In una ovvietà risiede l’assenza di qualunque sacralità (perdonatemi l’apparente controsenso e l’eccesso di tronche). Sul finire degli anni ’70 questo signore sì pone una questione formale ed elementare: come bloccare la decomposizione?
Sostituendo i fluidi interni con l’acetone, pompando formalina e polimerizzando il tutto nella posizione desiderata “plastificando” un cadavere. si è inventato la plastinazione. E si è inventato il modo di farvi dimenticare che le sue opere d’arte sono morti. La meraviglia della tecnica. La realtà sembra finta e non fa paura. Ha ‘immortalato’ centinaia di corpi donatigli (più di diecimila tra i quali lo stesso Gunther “plastinato” da sua moglie) nelle pose più atletiche, nelle composizioni più psichedeliche, nei momenti meno scontati o imitando famosi capolavori. Il tutto sotto la “direzione artistica” di sua moglie, Angelina Whalley. Ne è uscita una mostra che ha girato il mondo per quasi venti anni confermandosi il più grande museo anatomico del mondo, seppur itinerante.
La mostra ‘Body Worlds’ espone oltre duecento organi e venti corpi interi. Il tema centrale è il cuore (e la cardiologia – vene, venuzze e vasi per il piacere di Raimondo Di Sangro). Arriva a Napoli, dopo una prima tappa italiana a Roma, dal 12 aprile all’8 luglio al Real Albergo dei Poveri – Piazza Carlo III. L’ingresso è gratuto per tutti quelli che decideranno di donare il proprio corpo all’arte o alla scienza. Non scherzo.
Informazioni:
Real Albergo dei Poveri
Piazza Carlo III – Napoli
(ingresso principale).
www.bodyworlds.it
Orari di apertura: aperto tutti i giorni – dalle 10 alle 14 / dalle 16.00 alle 20.00