Il Bufala Fest, alla sua seconda stagione e conclusosi il 5 giugno, è davvero una delusione. Una kermesse che non si comprende bene il perché debba esistere così come è stata proposta. Una delusione che va al di là dei 50.000 visitatori (un buon numero) e che guarda piuttosto ai contenuti del festival.
Insomma, sulla carta avrebbe potuto essere un evento di grande impatto commerciale e allo stesso tempo conoscitivo-culturale se si fosse concentrata sulla cultura gastronomica-culinaria di Napoli e della Campania in genere. Cosa c’era della bufala e dei prodotti di latte di bufala? In realtà poco o niente, al di là della mozzarella per le pizze (ancora le pizze, e chi scrive non concorda con le critiche di Domenico De Masi alla pizza napoletana, ma davvero in questo caso le pizzerie erano quasi fastidiose).
Si sarebbe potuto creare un evento fatto di degustazioni, di prodotti tipici, che andassero oltre la “mozzarella” e la “provola”. Un qualcosa di commerciale e allo stesso tempo gourmet. Qualcosa che fosse una fiera delle “eccellenze campane” in questa particolare filiera della gastronomia. Invece nulla. E, come si è accennato, sono rimaste solo le ennesime pizzerie in stand e qualche altra cosa.