“Zona Vomero” è un piccolo, ma delizioso spazio teatrale, nato appena da qualche mese dalle parti di via Cilea, a via Mario de Ciccio 18 per l’esattezza. Uno spazio che ha già catturato un gran numero di spettatori e appassionati, attraverso una programmazione mirata e di qualità, che vede spettacoli di cabaret (di vero cabaret di alto livello), commedie teatrali pure, ma anche reading (tra gli ospiti Maurizio De Giovanni) e musica (si pensi al successo del concerto-spettacolo di Tony Tammaro). Dirige “Zona Vomero” Michele Caputo, volto noto televisivo e teatrale napoletano e italiano, membro dello storico duo “Antonio e Michele” di TeleGaribaldi e Pippo Chennedy Show.
Lo intervistiamo per Effetto Napoli:
Come è nata l’idea di creare “Zona Vomero”, questa nuova e bella realtà teatrale a Napoli?
L’idea di creare “Zona Vomero” è nata da un’esigenza, ovvero quella di avere uno spazio più piccolo che fosse un’alternativa ai teatri di grandi dimensioni. I grandi teatri, chiaramente, prevedono grossi allestimenti, tanto pubblico e a volte non ti danno la possibilità di sperimentare. Uno spazio come questo, che conta 50-70 posti, ti permette di fare quasi tutto, nel senso che sei libero di sperimentare. Sicuramente non puoi realizzare un musical o uno spettacolo pieno di effetti speciali o che necessita di grandi mezzi e decine di comparse. Comunque ti permette di fare delle sperimentazioni e di realizzare, ad esempio, delle commedie e del teatro puro come anche abbiamo avuto in cartellone. Inoltre credo che uno spazio come questo possa essere una palestra utile per tutti gli attori, professionisti e non.
Nella programmazione trova molto spazio il cabaret, ad esempio con Komikamente. Il cabaret è una scelta interessante e sono convinto che se fatto bene, come in questo caso, rappresenti una forma teatrale di assoluto rilievo. Che ne pensa?
Sicuramente. Il cabaret è una forma teatrale anche molto difficile che necessita di rinnovarsi di volta in volta perché deve essere al passo coi tempi altrimenti rischia effettivamente di non fare ridere e di non avere senso.
Al cabaret “Zona Vomero” ha anche dedicato un’apposita scuola. Di cosa si tratta?
Potremmo definirli corsi piuttosto che di una vera e propria scuola. Insegnare il cabaret in effetti non è proprio la definizione adatta. In realtà si tratta, ad esempio, di insegnare il ritmo. Quindi è una cosa un po’ diversa. Personalmente, uso un tipo di sistema in cui faccio salire le persone direttamente sul palco. È dal palco che imparano ed è per questo che i corsi si chiamano “Comic on stage”.
Al di là del cabaret la programmazione prevede anche altro…
Per il momento abbiamo realizzato una programmazione nel breve periodo anche perché avevamo la necessità di capire che tipo di pubblico abvremmo avuto. Ci sta il cabaret, ma anche musica, teatro di commedia, magia e altro. Abbiamo diversificato e il pubblico ha risposto bene. Anzi, non mi apsettavo di trovare un interesse così grande.
“Zona Vomero” non è solo un luogo teatrale ma anche di arte e cultura in genere. Ci vuole dire qualosa in più?
Zona Vomero si vuole ampliare come piccolo centro culturale, organizzando mostre e tanto altro. Ora, ad esempio, stiamo ospitando qui da noi una mostra d’arte contemporanea. L’artista è Dario Di Franco e sarà una mostra diversa dalle altre.