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Teatro

Tornano al Mercadante Le sorelle Macaluso di Emma Dante

Le Sorelle MacalusoIn realtà non c’è molto da dire. Le sorelle Macaluso di Emma Dante è uno di quegli spettacoli (e di quei testi) che rimarranno negli annali. Ed è anche una di quelle produzioni che rendono onore al Teatro Mercadante, neo teatro nazionale, che ha presentato il capolavoro della Dante già nel gennaio 2014 e ora di nuovo in scena sino al 10 maggio.

Inserito all’interno del progetto internazionale “Città in scena/Cities on stage”, co-prodotto dal già citato Mercadante con il Teatro Nazionale di Brixelle, il Festival di Avignone e il Folkteatern di Goteborg, Le sorelle Macaluso è forte, sconvolgente e coinvolgente, inquietante, tenero, folle, spietato e dolce, a tratti anche sgradevole (dipende dalla sensibilità). Una sarabanda stilizzata e frenetica che crea un percorso tortuoso di ricordi e situazioni, di vita e di morte delle sette sorelle Macaluso.

Interessanti sono le parole stesse della grande regista e autrice palermitana Emma Dante, leggibili sul sito del Mercadante: “Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere sul fondo. Sul fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. Le sorelle Macaluso sono uno stormo di uccelli che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte“.

La famiglia è composta da sette sorelle, Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella morta qualche anno fa. Durante la cerimonia le sorelle si fermano a ricordare ad evocare a rinfacciare a sognare a piangere e a ridere della loro storia. È il funerale di una di loro. Nel confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, i morti sono pronti a portarsi via la defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano”. E ancora: “Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: ‘in definitiva io sugnu viva o morta?’ La figlia rispose: ‘viva! Sei viva mamma!’ E la madre beffarda rispose: see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri. (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi)”.

Uno spettacolo giocato su riti di passaggio, per dirla alla Van Gennep o Victor Turner, sul limen, ma anche sulla parola, sul gesto, sulla fisicità e sull’emozione. Le attrici e gli attori della Dante hanno una potenza espressiva e una capacità attoriale mimica e di danza uniche. E in effetti la stessa Dante si pone come protagonista vero della scena teatrale non solo italiana, ma internazionale, capace di “rivaleggiare” con osannati maestri stranieri sia di questa che di altre generazioni (da Peter Brook e Bob Wilson per arrivare a Eimuntas Nekrosius o Alvis Hermanis).

Non sorprendono quindi i premi meritatamente vinti nella scorsa stagione teatrale: Premio Ubu 2014 come Migliore spettacolo dell’anno e come Miglior regia, Premio Le Maschere del Teatro 2014 come Miglior spettacolo, Premio della Associazione Nazionale Critici di Teatro 2014.

Per infohttp://www.teatrostabilenapoli.it/

[Photo: Carmine Maringola]

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