Napoli ritorna ad essere una delle capitali festivaliere del teatro in Italia con il Teatro Festival Italia, inauguratosi in questa settimana e in programma sino a fine giugno. Un festival importante, cui ho avuto modo di partecipare nel 2009 in qualità di traduttore dello spettacolo Monaciello di Megan Barker e Andy Arnold.
Un festival che ha sempre visto una programmazione fitta, con spettacoli di altissimo livello (al di là del gusto personale e del piacere o non piacere), che quest’anno vive una sorta di transizione. Dopo gli anni di Renato Quaglia, che lanciarono la kermesse nel panorama degli eventi europei con idee, autori e maestri, e la successiva direzione di Luca De Fusco, che ha portato anche nomi come Bob Wilson, Peter Brook, Sam Mendes e Kevin Spacey, il 2015 vede un festival in cerca di una nuova prospettiva e di una nuova governance. Il nuovo direttore artistico, anche se girano già da tempo alcuni nomi (molti insistenti, ma si sa, chi entra papa esce cardinale), verrà deciso solo alla fine, nei prossimi tempi. Perché non cercare un nome internazionale, casomai tra i direttori a fine mandato dei grandi festival europei (un Avignone, un Edimburgo, un Brighton Fringe, un Sibiu e tanti altri)?
Napoli è capitale teatrale, anche e non solo per il Teatro Festival Italia, e continuerà ad esserlo. In attesa di sviluppi, per ora, godiamoci gli spettacoli di quest’anno, con alcune location in meno (si veda Pietrarsa), ma con una qualità intatta. Io personalmente consiglio Ein Volksfeind di Ibsen al Politeama, teatro che andrebbe valorizzato con una programmazione annuale e regolare, e La riunificazione delle due Coree di Pommerat. Ma ce n’è davvero per tutti i gusti.
Per tutte le info: http://www.napoliteatrofestival.it/