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Teatro

Il giorno della laurea di Giovanni Meola: drammaturgia contemporanea al Mercadante

GIOVANNI-MEOLA_1Quando Giovanni Meola, drammaturgo e regista indipendente di chiara fama, mi ha chiesto di seguire la genesi de Il giorno della laurea, dal 26 aprile in scena nella stagione di drammaturgia contemporanea al Mercadante, ho accettato con grande entusiasmo. E seppure ho avuto modo di seguire solo parzialmente le prove, per miei impegno purtroppo improvvisi, ho raccolto comunque materiale prezioso per un reportage che vedrà fine solo dopo la prima dello spettacolo e che ho il piacere di anticipare su EffettoNapoli.

Si parta dal testo che è ciò che mi interessa in questo primo articolo. Che cosa è Il giorno della laurea? Non voglio di certo “spoilerare” e quindi non mi soffermerò sulla trama. Credo tuttavia che non sia esatto quanto lo stesso autore ha dichiarato in una recente intervista. Non si tratta esclusivamente di un testo su genitori e figli (con il figlio presente indirettamente dalla lettura di una lettera) con lo spettacolo diviso in due parti di cui la prima ha i toni da commedia. Come critico e studioso teatrale la vedo diversamente e anche la commedia ha connotati grotteschi che portano il tutto ad essere, in fondo, un gioco al massacro, benché sottile. Leggendo il testo la prima volta e vedendo lavorarci su nelle prove mi veniva naturale pensare a Edward Albee e al suo Chi ha paura di Virginia Woolf? di cui Il giorno della laurea sembra una variante: cosa sarebbe successo se il figlio di Martha e George, nel capolavoro di Albee, non fosse stato immaginario ma reale e avesse potuto crescere?

Nel lavoro di Meolo, la forza, il colpo di genio, si sviluppa attorno a un cortocircuito forte e paradossale: una coppia in crisi ritorna ad essere felice quando su di essa piomba una tragedia improvvisa.

Nel corso delle prove, che Meola divide in grandi blocchi, si assiste a varie fasi di costruzione che precedono l’imbastitura e il montaggio dello spettacolo vero e proprio.

Nel primo blocco di prove, dopo la lettura a tavolino del testo, si è proceduto a creare attraverso esercizi, consegne, e giochi fisici singoli di coppia, le personalità e le interazioni tra i due protagonisti Cristina dell’Anna ed Enrico Ottaviano.

Meola costruisce interamente la vita dei personaggi da un punto di vista di emozioni, evoluzione dei sentimenti, e vuole che gli attori ne abbiano consapevolezza ben altre la psicologia che essi hanno nel singolo frangente temporale decritto nello spettacolo.

È vero quindi, come si può leggere nella scheda dello spettacolo, che la grande sfida è ricreare la tridimensionalità dei personaggi che a prima vista potrebbero sembrare maschere.

Ma sulle prove avrò modo di soffermarmi a breve in un ulteriore articolo.

[Photo: © Michela Iaccarino]

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