Ed ecco il capolavoro andato in scena al Politeama: Les aiguilles et l’opium di Robert Lepage che, sotto richiesta del protagonista Marc Lebrèche, ha rivisitato un suo vecchio spettacolo. Rivisitato e non riproposto perché Lepage, grande maestro canadese, attesissimo al Napoli Teatro Festival, ha ragionato, riscritto e ripensato la regia: «Terrorizzato dall’idea di confrontarmi con i fantasmi dei miei vecchi ideali, evito quasi sempre di riprendere i miei primi spettacoli. E, dato che sfortunatamente non sono una persona nostalgica, confesso di aver esitato a lungo quando Marc Labrèche mi ha proposto di riprendere Les Aiguilles et l’opium. Creato nel 1991 in seguito a una dolorosa rottura amorosa, Les Aiguilles et l’opium voleva essere una riflessione sulla pulsione e il dolore che spingono certi artisti alla creazione, tessendo dei parallelismi tra la dipendenza amorosa e quella agli oppiacei. Mi sono quindi imposto il duro lavoro di visionare vecchie registrazioni VHS per scoprire che, anche se la scrittura scenica era invecchiata, lo scopo sembrava non aver perso nulla della sua efficacia. Scritto molto prima di Internet, dei social media e dell’11 settembre, le riflessioni esistenziali del protagonista sono oggi più universali che mai e gli estratti della Lettera agli americani di Jean Cocteau ci appaiono oggi quasi profetici».
La perfezione dello spettacolo rende superfluo qualsiasi commento: tre personaggi, Jean Cocteau, Miles Davis e un autobiografico Robert con il primo e l’ultimo interpretati dal bravissimo e citato Lebrèche; una regia immensa, visionaria, illusionistica, perfetta, con momenti kitsch (l’ascesa in cielo a inizio e fine spettacolo) possibili e plausibili dal personaggio assoluto Cocteau.
Con Les aiguilles et l’opium, il Napoli Teatro Festival ha regalato al pubblico l’ultimo tassello di una ipotetica trilogia “della visione e dell’illusione”, composta da alcune delle migliori cose viste durante la rassegna: Kiss&Cry di Jaco Van Dormael, ST/LL di Shiro Takatani e, per l’appunto, Les aiguilles et l’opium