Dai Racconti d’inverno e da Gogol’, un testo vero e attuale, allora come oggi.
Alessandro D’Alatri, regista e sceneggiatore di film come Casomai, Senza Pelle, La Febbre e il più recente Sul Mare, approda alla regia teatrale con Il Cappotto, testo di Vittorio Franceschi, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Gogol‘.
Il dramma è andato in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 3 all’ 8 dicembre con l’ottima interpretazione dello stesso Vittorio Franceschi nei panni del protagonista Akàkij Akàkievic, un copista russo che vive a Pietroburgo e che svolge il suo lavoro diligentemente e con passione, ma quando arriva l’inverno si vede costretto a farsi cucire dal sarto Grigòrij Petròvic un cappotto nuovo per affrontare la fredda stagione russa.
L’uomo è un modesto lavoratore e non può permettersi di pagare un cappotto nuovo, ma con la gratifica di Natale riesce ad acquistare la stoffa.
L’uomo è felice e soddisfatto di essere riuscito, grazie alla paga di dicembre, ad acquistare il cappotto nuovo, ma questo gli viene quasi subito sottratto da un gruppo di ladruncoli.
Disperato, l’uomo ripercorre al freddo la strada verso casa e, giunto a destinazione, muore intirizzito.
La storia, che ha subito delle modifiche rispetto al testo originale, è essenziale e scorrevole senza punti morti. Tutti gli interpreti sono riusciti a rendere magistralmente le caratteristiche dei personaggi.
La cosa interessante è che il regista ha deciso di dividere la scena in tre ambienti, tutti comunicanti fra loro, ma che rappresentano tre luoghi diversi della città, rispettivamente, la camera di Akàkij, la sartoria di Grigòrij e l’ufficio in cui lavora il nostro copista. Quest’ultimo è composto da una serie di banchi che sono disposti orizzontalmente sul fondale con tre albersi spogli. Tutto intorno vediamo scaffali pieni di libri e nel complesso tutta la scenografia è essenziale, ma rigorosa.
Vittorio Franceschi ha saputo inoltre rendere bene l’innocenza e l’umiltà del copista, un uomo semplice che subisce gli accadimenti della sorte, prima a suo favore e poi contro. Le ingiustizie e l’indifferenza che Akàkij vive in prima persona sono attuali e descrivono tutte quelle persone semplici e oneste di cui il mondo si serve per i suoi loschi affari e di cui nessuno si ricorda quando non ci sono più.
[Photo@RaffaellaCavalieri su www.teatrostabilenapoli.it]