Sarebbe da pazzi farlo con Cavani. Ingrato un po’ per tutti, ma per alcuni certamente di più. E se poi “paghi 1 e prendi 2”, allora gli auguro di sbagliarne uno a partita. Sono d’accordo con De Gregori, un giocatore va giudicato per ciò che riesce a lasciare sul campo. Avendo presente le sue caratteristiche, capire se è riuscito a spingersi fino al culmine delle stesse. Però, a differenza del Poeta, ritengo che “questi particolari” siano quelli che poi determinano una partita, ancor più, una stagione. Dossena che salta sbilenco in un pezzo di verde londinese e tocca la palla con la mano, Cavani che si lascia irretire dalla paura e dalla fama di para-rigori di Handanovic (uno dal quale aspettarsi prodezze del genere): Lisbona è lontana ed il terzo posto è ancora targato Lazio. Ma andiamo con ordine.
Questa 28esima giornata ci ha lasciato alcune testimonianze cristalline sulle squadre che hanno a che fare con lo stesso obiettivo del Napoli: la Juventus è ancora capace di passeggiare sui resti cimiteriali di squadre (?) come la Fiorentina e sarà molto difficile, se non quasi impossibile, arrivarle così vicino da metterle paura; la Lazio, ancora numericamente terza, segue tendenzialmente due flussi che sovrastano tutti gli altri: Klose che smette di essere determinante e Reja, uno a cui poter chiedere di metterti la stanza in ordine ma non certo di arredarla, tantomeno se ciò debba richiedere estro e fantasia; l’Udinese di stasera ha lasciato sensazioni contrastanti. È squadra ben organizzata, che sa cosa fare principalmente quando ha il pallone fra i piedi. Le assenze di alcuni giocatori chiave come Isla e Armero, il logorio psicofisico di altri e l’essere arrivati probabilmente all’acme di quelle che sono le potenzialità generali del gruppo, fanno pensare che se la giocherà indiscutibilmente fino all’ultimo, ma probabilmente pagherà più di un dazio durante il cammino.
È stato alienante vedere il Napoli. Guardarlo, proprio. La maglia gialla, gli occhi persi un po’ nel vuoto di molti giocatori, i ricordi ancora vivi e strazianti di un 4 a 1 che pare ancora un incubo tatuato sulla faccia di tutti, tanto da far pensare che Nyon venerdì è stata orfana dell’unica squadra che avrebbe potuto ancora creare una certa suspance, un ben più che discreto diversivo alla solita, seppur meritata, solfa spagnola.
È partito asciutto, il Napoli, nonostante la pioggia: la trama era fluida, le giocate veloci, anche se tutto appariva decisamente surreale, mentre veniva fuori dai calciatori. Si avvertiva un certo senso di diligente distacco, come se quella musichetta avesse svuotati i cuori, ma la testa e le gambe pretendevano comunque coscienza e atteggiamento. Di certo il traguardo è di nuovo fondamentale. Il calcio permette e promette rinascita continua, ma restava comunque facile trascinarsi nell’oblio dopo le calende inglesi. Così non è stato, il Napoli c’era, e Mazzarri ha confermato ciò che di buono si dice di lui, affermandolo come uno dei migliori tecnici italiani, nonostante abbia evidenziato in quel di Londra, ancor più dei suoi giocatori, una certa inesperienza quando c’è da scontrarsi con se stessi piuttosto che contro un avversario. Ma certe annate sono strane in modi strani, e allora il Napoli si è trovato sotto di un gol il primo tempo, nonostante il maggior possesso palla e un numero decisamente maggiore di attacchi che, proprio come contro i Blues, venivano puntualmente conclusi in maniera poco lucida, arruffona persino. E anche dopo il 2 a 0 non ci si lasci ingannare. Non creava miracoli la Banda Mazzarri, ma i due gol sono stati frutto soltanto delle oramai consolidate tragedie che ad ogni partita colpiscono uno o più difensori. Ha reagito il Napoli, si è incazzato. Fabbrini si fa tirare fuori per un fallo indiscutibile ma evitabile, Cavani si procura un calcio di rigore sacrosanto e lo dilapida, finisce per siglare due reti fantastiche creando poi altre numerosi azioni d’attacco, anch’esse gestite male. Insomma, secondo chi vi scrive, il Napoli meritava i 3 punti. Non che vi sia stata una di quelle notti magiche in stile Champion’s, ma questa squadra ha saputo uscire fuori da una situazione che poteva veramente diventare difficile, in caso di sconfitta, mancando di uomini che dire fondamentale è poco, come Lavezzi Maggio e Hamisk (tenuto in panchina). L’Udinese manda nella zona mista un presidente Pozzo inedito (non l’avevo mai sentito parlare) che grida addirittura allo scandalo palesatosi sotto i suoi occhi. Pur mantenendo la solita retorichetta del mondo del calcio e affermando la stucchevole omertà di concetto, il patron friuliano lascia intendere che l’arbitro stasera poteva tranquillamente dichiararsi napoletano vittima dei poteri forti. “Avete visto tutti, esortava ai giornalisti accalorato, è inutile che io aggiunga altro. Ha visto tutto il mondo. “ Sì, il mondo ha visto che Domizzi meritava il secondo giallo, ha visto Fabbrini espulso perché vittima di una condotta nervosa per tutta la gara, ha visto il rigore netto, i falli fischiati che hanno subito quasi tutti la stessa linea di giudizio. 64% di possesso di palla. 14 conclusioni a 5, verso la porta. 8 a 3 nello specchio. Tutto a favore del Napoli. Qualcuno dei giornalisti sportivi ha parlato di “dominio udinese per un’ora di gioco”; fino all’espulsione, insomma. Niente di tutto questo. A sprazzi il Napoli ha giocato contro se stesso, i suoi fantasmi. E perdeva 2 a 0. Quando poi s’è accorto dell’Udinese -squadra discreta e rispettabile- si è rammaricato per non esser riuscita a vincere.
Lisbona è lontana. Lontana un punto.