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Il Napoli ha vinto la Coppa Italia, ma c’è poco da festeggiare

Il Napoli ha vinto la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina con il punteggio di 3-1, le reti sono state messe a segno da Insigne ai minuti 11 e 17, con il viola Vargas ad accorciare le distanze al 28’ e infine la rete di Mertens al 92’. Per la società partenopea è il quinto successo in Coppa Italia, a soli due anni di distanza dal precedente, conquistato nel maggio 2012. Fin qui la doverosa cronaca sportiva, era necessario cominciare da quella perché lo spazio che l’evento (presunto) principale ha avuto sui media è stato risibile e forse non tutti sono venuti a conoscenza del fatto che la partita si è svolta ugualmente.

C’è poi tutto il resto, diverse vicende che si intersecano fuori e dentro lo stadio Olimpico in un sabato che ha avuto davvero poco i connotati della festa, in un crescendo di emozioni che hanno generato nei più disgusto e vergogna. Non è male iniziare dai fatti, ci sono stati tre tifosi del Napoli vittime di colpi d’arma da fuoco, uno di loro ha riportato ferite particolarmente gravi con un polmone perforato e un proiettile conficcato nella colonna vertebrale e rimosso dopo lungo intervento chirurgico.
Sempre nei pressi dello Stadio Olimpico ci sono stati altri scontri tra tifosi di viola e partenopei e poi con le forze dell’ordine, qualche carica, ma senza particolari conseguenze. In un autogrill un gruppo di tifosi del Napoli Club Bologna è stato aggredito da un gruppo di ultras viola, probabilmente perché i responsabili della pubblica sicurezza non hanno pensato che buona parte dei tifosi azzurri sarebbe arrivata da nord oltre che da sud e non hanno disposto servizi di vigilanza adeguata.

La situazione allo Stadio invece ha avuto momenti di grande tensione all’ingresso in Curva Nord dei tifosi azzurri perché un gruppo di ultras senza biglietto è riuscito a sfondare un cancello e forzare l’ingresso attraverso i tornelli, a far le spese di questa violenza sono stati altri tifosi del Napoli coinvolti loro malgrado nella reazione delle forze dell’ordine e un poliziotto rimasto ferito lievemente.

Quando lo stadio era ormai pieno e le due curve colorate si fronteggiavano con cori, striscioni e bandiere, la curva del Napoli ha ritirato ogni vessillo ed è ammutolita perché si è diffusa la notizia di un tifoso napoletano in fin di vita a causa di un’aggressione. C’è stata tensione nell’aria e i responsabili della sicurezza hanno fatto circolare la notizia che il ferimento non avesse nulla a che fare con il calcio (consapevoli di mentire), di seguito sempre le forze dell’ordine hanno inviato il capitano del Napoli, Marek Hamsik, insieme ai dirigenti Bigon, Formisano e Lombardo a informare la curva sulle condizioni di salute del tifoso ferito.

C’è stato un fitto lancio di petardi e fumogeni verso il gruppo di steward e fotografi che si erano avvicinati alle spalle della rappresentanza del Napoli sotto la curva e un vigile del fuoco è stato colpito alla spalla da un fumogeno, senza conseguenze per fortuna. Le autorità dell’ordine pubblico, seppur con grande lentezza nel frattempo decidevano di dare il via alla partita con 45’ di ritardo sull’orario previsto, da lì in avanti tutto è filato liscio, con l’eccezione dell’invasione di campo di un gruppo di tifosi al termine della gara, permessa dal fatto che gli steward non hanno fatto il loro lavoro a bordo campo.

Sulla vicenda più grave dei feriti da colpi di pistola la magistratura e le forze dell’ordine stanno indagando, secondo quanto raccolto dalla voce di diversi tifosi che stavano transitando in via Tor di Quinto al momento della sparatoria, sono stati esplosi numerosi petardi ed erano presenti sulla scena un folto gruppo di ultras romani (si presume romanisti dall’identità del fermato) intenzionati probabilmente a provocare e cercare lo scontro con i napoletani. La dinamica dei fatti ci si augura che verrà accertata correttamente, ma le prime ricostruzioni giornalistiche vanno nella direzione di un folle solitario che armi e petardi in pugno avrebbe aggredito i tifosi napoletani in transito (numerosissimi visto che si trattava della strada obbligata tra parcheggio  e stadio). Considerati i rapporti molto tesi tra romanisti e laziali e tifoseria napoletana viene da chiedersi come mai ad esempio quel percorso non fosse protetto e presidiato dalle forze dell’ordine?

Non è compito di scrive formulare giudizi, ritenevamo giusto fornire un quadro quanto più preciso (e ci auguriamo veritiero) dei fatti accaduti sabato a Roma, per consentire poi ad ognuno di formulare la propria opinione in merito. E’ chiaro però che l’intero sistema di sicurezza, i rapporti tra club e tifosi e più in generale il clima intorno al calcio richiedono urgenti misure, non tanto repressive quanto costruttive per coinvolgere la stragrande maggioranza pacifica dei tifosi ed isolare la minoranza violenta. Vent’anni di cieca repressione non hanno portato grandi risultati, forse è il caso di ripensare la rotta.

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