Il Napoli centra il secondo successo consecutivo in campionato e si proietta in testa alla classifica, in prima posizione grazie ai gol segnati, seppure in condominio con altre quattro squadre. La trasferta di Verona consegna al campionato un Napoli maturo, che come nel motto del suo allenatore “senza fretta e senza pausa” gioca per 90’ un calcio propositivo, tenendo la palla, facendola girare per tutta la larghezza del campo salvo poi accelerare negli ultimi venti metri.
Non manca qualche nota negativa. Come spiegato da Benitez già dopo il torneo di Londra e ancora alla vigilia della gara con il Bologna, la squadra azzurra è al 70% del suo potenziale di gioco ma il lavoro del tecnico spagnolo si è finora concentrato prevalentemente sul ribaltare una mentalità acquisita negli anni di Mazzarri, da squadra contropiedista a squadra che controlla la partita attraverso il controllo della palla. Quest’opera di trasformazione ha inevitabilmente costretto l’allenatore spagnolo a sacrificare un po’ il lavoro sulla fase difensiva, aspetto al quale Benitez tiene moltissimo ma quando c’è poco tempo per lavorare si devono stabilire delle priorità e questo mancato lavoro si è visto nelle disattenzioni individuali che hanno generato i due gol.
Si tratta infatti di errori dei singoli non di errori di reparto, infatti in entrambi i gol di Paloschi la difesa era schierata correttamente. Quello che invece deve sistemare l’allenatore spagnolo è il funzionamento dei due terzini nella doppia fase, perché Maggio appare un pesce fuor d’acqua e finisce spesso con il trovarsi troppo alto lasciando scoperta la sua fascia, mentre Zuniga pur non ancora calato al 100% nel nuovo ruolo si è dimostrato più avanti del compagno di squadra. Il problema evidenziato è che in fase d’attacco salgono contemporaneamente i due terzini e siccome Albiol e Britos vengono a impostare quasi a centrocampo ci troviamo a giocare con un 2-4-3-1, un po’ eccessivo a voler cercare il pelo nell’uovo.
Ma come rivendicato dal tecnico a fine gara, ci vuole tempo e lavoro e solo con il passare delle settimane e delle partite si potrà migliorare il tutto, infatti io non sono tra quelli che ritengono imprescindibile l’acquisto di un nuovo centrale difensivo, penso invece – come Benitez – che i giocatori che sono in rosa possono essere armonizzati bene e rendere molto meglio di quanto fatto finora.
Naturalmente però le notizie positive sono soverchianti quando vinci 4-2 in trasferta, sul campo sempre ostico di Verona contro una squadra di Sannino, che tutti conoscono come uno dei migliori tattici in circolazione, un allenatore capace di organizzare sempre al meglio le sue squadre. Nonostante un 4-4-2 compatto e con linee ravvicinate il Napoli non ha avuto difficoltà a far male ai clivensi, con inserimenti centrali, tagli dall’esterno, percussioni sulle fasce. La varietà di soluzioni offensive è impressionante, sia nelle giocate che nelle caratteristiche degli uomini; si badi che finora abbiamo apprezzato sulla trequarti Callejon, Pandev, Insigne, Hamsik ma non ha ancora avuto occasione Mertens, che con la sua velocità e il suo dribbling è un’altra variante tattica notevole e avrà certamente il suo spazio alla ripresa quando cominceranno le gare ogni tre giorni.
E’ arrivato al gol anche Higuain (foto, a destra), che rispetta la sua media realizzativa di un gol ogni due partite, anche se di fatto ne produce anche un secondo con il magnifico assist per Callejon. Il puntero ex Real Madrid non è Cavani, ma è un attaccante con piedi da centrocampista, capace di giocare per la squadra e con la squadra senza egoismi e senza per questo poi mancare nella finalizzazione dell’azione. I tifosi un po’ più avanti negli anni non avranno potuto evitare di notare come i suoi movimenti, le sue accelerazioni e la sua abilità nell’uno contro uno ricordino molto da vicino quelle di un altro sudamericano che qualche trofeo a Napoli l’ha portato, Careca. Senza essere blasfemi, auspichiamo per Higuain gli stessi successi del suo predecessore brasiliano e magari per il Napoli le medesime gioie..