Il bilancio di questi Mondiali per la nazionale italiana di calcio è chiaramente deficitario, la vittoria all’esordio contro l’Inghilterra aveva creato aspettative ed illusioni che si sono sciolte al caldo dell’inverno brasiliano nel breve volgere di dieci giorni lasciando una sensazione amara nella bocca dei tifosi italiani.
Il fallimento della spedizione di Prandelli ha molte cause diverse, dalla modestia dei calciatori italiani protagonisti nel campionato di Serie A, alle scelte forse in parte sbagliate nella composizione del gruppo dei 23 fino all’assenza di una qual si voglia idea di gioco da parte della squadra. Non si può però fare a meno di sottolineare almeno la coerenza e la correttezza del CT nel rassegnare le dimissioni al termine della gara (è sembrato per altro stranamente sollevato nel riferirle alla stampa) assumendosi la responsabilità piena del fallimento sportivo.
Tirando le somme al termine delle tre gare probabilmente l’eliminazione è meritata, la gara dell’Inghilterra non fa testo per la pochezza degli avversari che hanno forse problemi della stessa portata di quelli azzurri. La partita contro la Costa Rica ha evidenziato lacune nella preparazione atletica dei calciatori (carichi troppo pesanti o forse troppo leggeri, chissà) oltre che nello schieramento tattico scelto da Prandelli, troppo accorto e senza possibilità di affondare colpi nella difesa avversaria. Una squadra con un modulo imbottito di centrocampisti con caratteristiche simili e medesimo passo che quindi era impossibilitata a cambiare ritmo durante la gara, cedendo con lentezza campo e spazio alle avanzate avversarie.
La partita della disfatta con l’Uruguay sarà ricordata certamente per l’arbitraggio, ma sarebbe molto ipocrita appigliarsi a questo visto che lo stesso arbitro aveva salvato gli azzurri da un rigore piuttosto evidente ben prima dell’espulsione di Marchisio. L’idea degli azzurri era quella di chiudere gli spazi puntando a tenere il risultato e il match in equilibrio per giungere a quel pareggio che sarebbe bastato per accedere agli Ottavi di Finale. Di fatto quando si gioca per non perdere, presto o tardi lo si becca un gol e così è finita, un calcio d’angolo e uno stacco perentorio di Godin (l’ennesimo di questa stagione, chi doveva marcarlo?).
Adesso con le dimissioni del Presidente Abete si apre forse la possibilità di un rinnovamento per il sistema calcio in Italia, dipenderà molto da chi succederà alla presidenza e soprattutto dalle idee che vorrà portare avanti in tema di riforma dei campionati, seconde squadre e tutela e valorizzazione dei settori giovanili, non resta che attendere sperando che questa volta tutto cambi per davvero.
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