Prime cartoline da un’estate che, quando arriva, già scorre, e con essa il desiderio collettivo di abbracciarle medianicamente tutte, le invincibili e-stati mentali che c’hanno preceduti e definiti. E’ stata la sacerdotessa del rock Patti Smith, live lo scorso giovedì al Neapolis Festival @ Giffoni Experience, ad offrirsi, in qualità di medium verso altre summer of love and rage, ad una platea fatta di giovani per davvero e giovani per sempre, tutti insieme in pieno stile festival.
La signora Smith, trecce grigie e giacca e t-shirt sopra l’androgino corpo hippie, ha fermato il tempo per poco più di un’ora e mezza, dentro la valle della quale la rocker di Chicago ha apprezzato la luna, i cani liberi di cacciare e “these strange mountains”, facendoci interrogare su quali montagne più o meno rocciose potessero essere state il termine di paragone coi Picentini che orlano la piana giffonese.
In tour con ‘Banga – Believe ore explode’, undicesimo studio-album, la Smith, accompagnata dalla storica formazione composta da Lenny Kaye, Jay Dee Daugherty e Tony Shanahan, non ci fa mancare eterne emozioni come quelle di Dancing Barefoot da Wave (Arista Records, 1979) e Free money; ma pure This Is the Girl e April Fool da “Banga”: “Come be my April Fool/Come you’re the only one /Come on your rusted bike /Come we’ll break all the rules”, e tutti insieme, palpabilmente, sentiamo che, tra spread ed I-Pad è forse ancora possibile rintracciare frammenti d’una eterna era dell’Acquario entro la quale rompere regole tra baci e scassate biciclette. Il pubblico esplode su Because the Night (Easter, 1978), della quale ci lascia cantare il ritornello, e trattiene il fiato su Gloria, cover dei Them di Van Morrison, che diventa altissima e lunghissima ballata ultra-rock. Nei bis, soltanto l’omonima Banga ci separa dall’esplosione incontenibile e liberatoria di People Have the Power (Dream of Life, 1988). Certe canzoni sono necessarie alla Storia, a farla, narrarla, rifarla. Thanks, rock-madame.
Photo © Christian Cerbone per effettonapoli.it