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Indovinare la scaletta di Springsteen? “It takes a leap of faith…”

Gli springsteeniani di tutto il mondo sanno che indovinare anche il 50% della scaletta di un concerto del loro idolo è meno facile del famoso passaggio del cammello dentro la cruna del biblico ago, visto che il più celebrato rocker contemporaneo ha fatto del non ripetersi mai dal vivo il suo più autentico cavallo di battaglia.

Ovviamente, il popolo rock si è divertito a sciorinare comunque i più disparati vaticini per la setlist dell’attesissimo concerto del 23 maggio in Piazza del Plebiscito a Napoli con la leggenderia E Street Band, vero evento musicale dell’anno e tappa più a Sud del Wrecking Ball World Tour, e quello napoletano ad aggiornare alla cultura partenopea le più celebri hit del nostro (vedi https://www.effettonapoli.it/spettacolo/bruce-springsteen-live-in-piazza-del-plebiscito-napoli-giovedi-23-maggio-2013-riepiloghiamo/) e, dunque, proviamo anche noi a consultare l’oracolo (it takes a leap of faith, ci suggerirebbe Bruce) e a sbilanciarci su quanto il musicista ci proporrà giovedì sera…

Magari comincerà da dove ci aveva lasciati, da quel 1997 in cui, dal balcone del suo hotel, intonò per i fan in delirio prima la cover de ‘O Sole mio (It’s now or never) e poi una vibrante Thunder Road (e stavolta mi sa che al vibrare del sassofono gli torneranno i lucciconi pensando all’amico di sempre “Big Man” Clarence Clemons, scomparso qualche anno fa…)? Oppure aprirà (o chiuderà, magari) con un solo voce e chitarra di Torna a Surriento nella versione dell’idolatrato Elvis (Surrender), in omaggio alla terra natale dei suoi nonni materni? Qui può anche scapparci la “mano sul fuoco” di scevoliana memoria…

Ovviamente, non mancheranno i brani di Wrecking Ball sapientemente miscelati ai suoi classici immancabili (Born to run, Badlands, The river, Born in the USA, Dancing in the dark, Darkness on th edge of town, The Rising, ecc.). E se Bruce volesse proseguire la linea inaugurata con i concerti scandinavi, riproponendo interi album (è successo pochi giorni fa in Svezia con Born in the USA), magari riproponendo tutti i brani di un altro album (Darkness on the edge of town?)?

E se invece volesse seguire le suggestioni del libro degli amici Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito, Il cinema secondo Springsteen, e piazzare una session dal gusto cinematografico ispirata al cinema automatico di tante sue canzoni, inanellando Badlands (stesso titolo dell’opera prima di Terrence Malick, in Italia La rabbia giovane), Thunder Road (come un dimenticato film di Arthur Ripley con Robert Mitchum, in Italia Il contrabbandiere), Highway Patrolman (da cui Sean Penn ha tratto la sua opera prima The indian runner, in Italia Lupo Solitario), e le canzoni che popolano tante colonne sonore come – solo per citarne qualcuna – Streets of Philadelphia dal film di Jonathan Demme, Dead Man Walking dall’omonimo film di Tim Robbins e la recente The Wrestler, stesso titolo dello springsteeniano film di Darren Aronofsky con Mickey Rourke  (Photo©Michela Iaccarino)?

Ci si potrebbe sbizzarrire all’infinito e sarebbe un bel modo per occupare il tempo fino alla bolgia di giovedì sera al Plebiscito ma, in tanta piacevole incertezza, una cosa è certa: ogni live di Bruce Springsteen è un evento di per sé irripetibile, destinato a rinnovare ogni volta la magia nel cuore e nelle orecchie degli spettatori.

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