Il regista Toni D’Angelo, figlio d’arte di Nino, icona nazional-popolar-kitsch-partenopea del cinema e della musica anni ’80, è un buon talento del cinema nazionale. Laureatosi in cinema con una tesi su Abel Ferrara, il nostro sa padroneggiare il mestiere con una buona dose di sana cinefilia. Dopo l’ottimo esordio, un po’ in sordina, di Una notte, «primo road movie napoletano», il nostro è ora alle prese con la post-produzione del suo secondo lavoro di fiction, L’innocenza di Clara. Nel mezzo, un paio di anni orsono, ha realizzato un interessante documentario sulla poesia contemporanea, dal titolo essenziale di Poeti, presentato anche alla Mostra del Cinema di Venezia del 2009, nella sezione Controcampo Italiano e uscito in dvd per CG Home Video, in un riversamento senza pecche (€ 17,90).
Ambientato in una Roma caotica e assorta al contempo, il documentario conduce lo spettatore in un viaggio ammaliante nel mondo della poesia italiana contemporanea; ciceroni d’eccezione, il poeta Biagio Propato e l’attore e sceneggiatore Salvatore Sansone (visto già in Una notte): l’incipit del film li scopre nel cimitero acattolico di Roma, davanti alla tomba di Gregory Corso; i due poi visitano l’ultima dimora degli altri sommi poeti ivi sepolti: John Keats, Percy Shelley, ma anche Dario Bellezza, che rivediamo in preziose immagini di repertorio del Festival Internazionale della Poesia di Castelporziano del 1979, una vera Woodstock del verso, cui presero parte penne del calibro di Allen Ginsberg, Corso, Leroi Jones. D’Angelo intervista i realizzatori superstiti di quell’evento memorabile, oltre ai poeti Elio Pecora e Maria Luisa Spaziani. È possibile ripetere quell’esperienza al giorno d’oggi, un tempo «senza poesia», dominato dalla volgarità televisiva e dall’infido canto delle sirene di una globalizzazione che sembra appiattire anche la forza dell’espressione poetica? Propato e Sansone se lo chiedono, senza fornire una risposta. D’Angelo li pedina secondo l’insegnamento zavattiniano, sorprendendoli spesso di spalle, con una regia mobile e inquieta, nel loro bighellonare per l’Urbe, scoprendo squarci insoliti del Centro o fissando nella forma del verso pasoliniano i desolati spiazzi delle periferie. – Un poeta andrebbe custodito, curato, vezzeggiato, ne nascono due o tre in un secolo – disse Moravia durante l’orazione funebre per Pasolini. Ma in questa Italia d’inizio millennio, persa dietro gli scandali politici e l’obnubilamento delle coscienze del neofascismo televisivo, chi è ancora disposto ad ascoltare la voce dei poeti?
Per info: http://www.cghv.it/film-dvd/Poeti/f20598