« Napule è tutto nu suonno
e ‘a sape tutto ‘o munno
ma nun sanno ‘a verità… »
(Pino Daniele, Napule è)
Napoli è città paradossale che, pur alludendo allo sguardo in ogni angolo delle sue strade, dalla più brulicante di vita al più oscuro dei suoi fondaci, a quello stesso sguardo sembra negarsi ogni volta che ci si avvicina per osservarla meglio. Uno sguardo «esterno» può giovare a penetrare l’enigma della «città porosa», anche se quello di Abel Ferrara (Photo©Michela Iaccarino), proprio lui, il regista de Il cattivo tenente e Fratelli, proprio esterno non è, visto che, se non fosse nato nel Bronx, sarebbe nato sicuramente nel capoluogo partenopeo, sua terra privilegiata di elezione. Non solo perché la sua famiglia è originaria di queste parti (Sarno), ma perché con le contraddizioni e le ambiguità delle nevrosi metropolitane il nostro si trova a suo agio. Napoli, Napoli, Napoli, la docu-fiction che Ferrara presentò alla Mostra di Venezia nel 2009 e che non è mai approdata nella sale italiane, esce ora in dvd (€ 12,90) per Minerva Pictures – Rarovideo, in un’edizione molto curata nel riversamento, arricchita da un interessante backstage (di Raffaele Cascone) nel comparto extra e da un prezioso volumetto di approfondimento sul film e i suoi realizzatori.
Abel Ferrara, che da qualche tempo ha affiancato il cinema di finzione all’attività di documentarista con esiti molto positivi, nella convinzione che non bastino le interviste per raccontare un mondo ma occorra affiancarvi il potere della fantasia, si inerpica per un difficile sentiero di interazione tra i due modi di rappresentazione, trovando un misterioso equilibrio: nel mostrare senza (pre)giudizio la complessità del tessuto sociale napoletano, specie di quello tangente alle attività malavitose, il regista alterna interviste alle detenute del carcere femminile di Pozzuoli e a uomini e donne impegnati nel sociale (si vedano le esperienze del GRIDAS – Il Gruppo di Risveglio dal Sonno, che cerca di liberare l’energia positiva di Scampia con i murales, o il DAMM, Diego Armando Maradona Montesanto, centro sociale del popolare quartiere cittadino) con sequenze di fiction ambientate nei Quartieri Spagnoli, altra secolare area «critica», o altri passaggi di ambientazione carceraria. L’esperimento funziona anche grazie alla scelta delle facce giuste, come Gaetano Di Vaio, l’attore-produttore di Figli del Bronx che dal carcere di Poggioreale è approdato al cinema, folgorato sulla via di Damasco proprio dal regista newyorchese, o Peppe Lanzetta, popolare attore e scrittore della «mala» Napoli, Luca Lionello o volti duri della strada come Salvatore Ruocco.
Probabilmente il valore di Napoli, Napoli, Napoli è destinato a crescere con il tempo e a consacrare il lavoro prodotto da Di Vaio, Gianluca Curti (Minerva) e Pier Francesco Aiello (PFA Films) come un tassello fondamentale della cinematografia di inizio millennio sull’urgenza sociale napoletana.
Per info: http://www.rarovideo.com/Page.asp/id=401/A501=1444/napoli-napoli-napoli#!prettyPhoto