E’ in corsa per la shortlist della categoria “Miglior Cortometraggio” agli Oscar© 2013 Il turno di notte lo fanno le stelle, film diretto da Edoardo Ponti e sceneggiato da Erri De Luca. Il corto, presentato durante l’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma, ha fatto il giro della penisola arrivando anche a Napoli, dove è stato proiettato – presso l’Istituto Grenoble – alla presenza del regista, dello scrittore e di uno degli interpreti coinvolti nel cast, l’attore Enrico Lo Verso. È lui a recitare al fianco di Nastassja Kinski in questa piccola storia di sentimenti e di rinascita, che vede protagonisti due scalatori reduci da un intervento al cuore e decisi a mettere in tasca la sorte sfidando se stessi con una difficile arrampicata. L’incredibile intimità del loro patto desta però preoccupazione nel marito della donna – interpretato da Julian Sands – che tenta, come può e senza disturbare troppo, di seguire la vicenda. Così, fra le aspre cime dei monti, a rarefare l’aria c’è un senso in più, ibrido di morte e di tensione derivata dal sospetto. “Fra Bergman e Hitchcock”, come affermato da Ponti stesso nel dibattito seguito alla proiezione. E di certo non si può non plaudire a una simile dichiarazione d’intenti, sebbene questi ultimi si discostino non di poco dal prodotto finale. Che tuttavia conserva il suo valore di opera coraggiosa, nella sua realizzazione e nell’originalità con cui si propone di trasmettere al pubblico il suo insegnamento: un breve ma intenso inno alla vita, che trova compimento nella quieta osservanza delle leggi naturali e nel rispetto amorevole verso ciò che, circondandoci, le rende concrete. Una dedica a “Madre Natura” potenziata, attraverso le immagini estremamente curate del film di Ponti, dalla scrittura fortemente evocativa di Erri De Luca (presente, fra l’altro, anche come attore in un ruolo minore all’interno del corto). Parole vivide che possono suonar strane a chi del loro autore non ha mai avuto modo di leggere niente, ma che risultano familiari a coloro che ne conoscono quasi a memoria il flusso, la mappatura di luoghi e sensazioni che tracciano. Queste persone forse, al di là del piacere derivato dal vedere una così bella storia rappresentata sullo schermo, avrebbero preferito sentire, ascoltare le sue mille voci in un tempo più lungo, abbracciate da argini più ampi.
Foto: Ufficio Stampa Festival Internazionale del Cinema di Roma