La nuova proiezione del documentario di Carlo Luglio, “Radici”, ritratto a tutto tondo di Enzo Gragnaniello attraverso la sua musica (già presentato con successo alle Giornate degli Autori dell’ultima Mostra veneziana ed in altre proiezioni nazionali) presso la galleria “Al Blu di Prussia” di via Filangieri 42 a Napoli, è stata l’occasione anche per una breve ma suggestiva performance del cantautore napoletano, accompagnato dal virtuoso della mandola, Piero Gallo (tra l’altro con lui anche nel film), in cui un pubblico partecipe ed emozionato ha potuto ascoltare alcuni dei più bei brani usciti dalla penna e dalle corde di Gragnaniello, come i recenti “Vasame” e “Sotto ‘o mare” e la sua cover di “Indifferentemente” (tratti dall’album “Radice”), ma anche classici del suo repertorio, come la splendida “Cu’ mme”, portata al successo nel 1991 insieme a due mostri sacri come Roberto Murolo e Mia Martini. Il viaggio nella musica di questo musicista dalla voce così peculiare, dall’inconfondibile timbro roco, che fa il paio con il lirismo denso dei suoi testi e la policromia strumentistica con cui spesso adorna i suoi arrangiamenti, è organizzato da Carlo Luglio (già autore di “Capo Nord” e del primo lavoro prodotto dalla “Figli del Bronx” di Gaetano Di Vaio, “Sotto la stessa luna”, 2003), qui anche sceneggiatore, con intelligenza e gusto del racconto, in un’opera che è un interessante ibrido tra il documentario musicale e il videoclip, con squarci di “fiction” che vedono Gragnaniello, novello Dante alla ricerca del sé stesso musicale e umano in un divertito percorso (dislocato tra i magnifici “décor” naturali delle rovine greco-romane dei Campi Flegrei, del lago d’Averno, di Bacoli, Seiano, Cuma, oltre alla stessa Napoli), accompagnato da vecchi e nuovi amici musicali, oltre a Piero Gallo, James Senese, il percussionista Tony Cercola (nelle vesti di un Virgilio/Caronte molto “sui generis”), Franco Del Prete, Riccardo Veno, Enzo Moscato ed altri, divertiti complici di un artista «dal ritmo soul, lo spirito rock e l’anima mediterranea», pretesto per ascoltare le sue canzoni ma anche per ragionare sull’anima musicale, eterogenea e multietnica, della Napoli contemporanea, crocevia di culture e suoni differenti, come pure laboratorio di rivisitazione della sua straordinaria tradizione classica; tutti elementi che la musica di Gragnaniello ha fatto propri e che continua a rielaborare in un’esperienza artistica che è una continua ricerca alle radici di sé stesso e dell’essere artisti.
(Photo © MichelaIaccarino)