È scomparsa ieri pomeriggio a 92 anni nella sua casa romana Regina D’Antigny, in arte Regina Bianchi, una delle massime interpreti del teatro napoletano, in special modo della grande stagione del teatro eduardiano. Nata a Lecce il 1° gennaio 1921 da famiglia di origini francesi, figlia d’arte (“calcò” le assi di un palcoscenico a soli 8 giorni), la Bianchi esordì giovanissima, a 16 anni, nella compagnia di Raffaele Viviani per poi passare alla neonata formazione di Peppino De Filippo, appena separatosi artisticamente dal fratello. Sul finire degli anni ’30 si accorse di lei anche il cinema: esordì nel 1939 con Roberto Roberti (alias Vincenzo Leone, padre del più noto Sergio e grande regista del muto) ne Il socio invisibile e sul set de Il ponte di vetro (1940) conobbe il regista Goffredo Alessandrini, marito “separato” di Anna Magnani, da cui ebbe due figlie senza poter contrarre matrimonio; e fu proprio Alessandrini a volere il suo ritiro temporaneo dalle scene fino alla fine degli anni ’50, quando Eduardo De Filippo volle la Bianchi per sostituire Titina nella parte di Filumena Marturano (foto: youtube) nel dramma omonimo: Eduardo confessò di aver riconosciuto nella Bianchi i tratti della “vera” Filumena, nonostante avesse scritto la parte per la sorella Titina; con Eduardo, la Bianchi sarà protagonista di nuovo negli anni ’60-’70 con Napoli Milionaria!, Questi fantasmi! e Sabato, domenica e lunedì, sulla scena e per le versioni televisive targate Rai. Intanto, negli anni ’60, il cinema le aveva ritagliato altre parti memorabili: ne Il giudizio universale (1961) di Vittorio De Sica, Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanny Loy, I giorni contati (1962) di Elio Petri, mentre i primi anni ottanta la consacrano come icona del cinema popolare partenopeo nel ruolo stereotipo della mater dolorosa a fianco di Mario Merola nei classici della sceneggiata cinematografica Zappatore (1980), Carcerato (1981), Tradimento (1982), Giuramento (1982), tutti diretti dallo specialista Alfonso Brescia. Attiva nel cinema fino a pochi anni fa (Ci sta un francese, un inglese e un napoletano, 2008, di Eduardo Tartaglia), Regina Bianchi fu interprete di spiccata propensione per i ruoli “popolari”, sulla scena e sullo schermo, ma dotata anche di notevole versatilità di registri e di una misura recitativa destinate a lasciare un segno indelebile nella storia dello spettacolo napoletano e italiano.
Salvatore Iorio
Nato a Torre Annunziata (Na) il 29 agosto 1979 e laureato in lettere moderne, è redattore di Quaderni di Cinemasud, periodico di cultura cinematografica. Ha pubblicato saggi e articoli anche su Cinemasessanta e Airsc-Notizie. Ha lavorato come aiuto-regia per Ettore Massarese negli spettacoli Cinematografo (2006 – 2007) e Santo Pulcinella, il demonio e les amis du jeu (2007), per Mario Amura nel videoclip Mexico (2005) e per Marcello Amore nel cortometraggio L’estro di Mario (2009). Ha pubblicato un contributo nella monografia collettiva Alberto Grifi: Oltre le regole del cinema (Mephite, 2008). Ha curato la monografia Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture (Mephite, 2010), dedicata al grande comico napoletano, e Cronache futuriste (1932 – 1935) di Emanuele Caracciolo (Mephite, 2012), raccolta degli scritti critici del regista cinematografico perito nella strage nazista delle Fosse Ardeatine.
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