Dopo essere stato disponibile in free streaming lo scorso Natale, ritornerà visibile l’1 e il 6 gennaio 2012 (sul sito http://www.marechiarofilm.it ) Il pranzo di Natale, il primo documentario italiano “partecipato” (distribuito inoltre in dvd nelle edicole in allegato al numero di dicembre della rivista Duellanti).
Si tratta di un progetto, prodotto da Marechiaro Film e Macroticonzero, e coordinato dalla regista napoletana Antonietta De Lillo, realizzato grazie ai contributi audiovisivi di decine di partecipanti aventi come filo conduttore il Natale, visto in particolare dal suo coté gastronomico; ma si capisce subito che è un pretesto per dipingere un ritratto sincero e senza retorica di un rito collettivo tutto italiano ma non solo.
A fare da filo conduttore di questo «conte de Noël» sui generis, i ricordi e le riflessioni di Piera Degli Esposti, cui fanno da intelligente corollario le interviste di occasionali passeggeri nelle stazioni di Napoli, Milano, Roma, Firenze, gli inserti di filmini familiari natalizi dell’Italia in bianco e nero (fondamentali i contributi dell’Home Movies di Bologna, l’unico archivio nazionale dei filmini di famiglia), frammenti eterogenei di varia natura rubati nei più disparati contesti sociali, in particolare per le strade di Napoli, inserti da altri lavori documentaristici (tra i napoletani, Gaetano Di Vaio, Raffaele Di Florio, Luigi Barletta).
Il pranzo di Natale recupera e approfondisce una lezione che – se ci si pensa – è vecchia come la settima arte, operazione collettiva per eccellenza, che si nutre degli apporti artistici più disparati, ma lo fa rileggendo quella lezione alla luce dei tempi, promuovendo una sinergia tra vecchi e nuovi supporti, tra alta definizione e web, orizzontalizzando i meccanismi di diffusione del prodotto: si tratta di un importante momento di democratizzazione del momento creativo, che ha già in cantiere altre proposte. Nell’attesa di queste, non resta che augurare buon appetito a quanti si accostano alla visione di questo film, fotografia disincantata e partecipe di un’Italia “festaiola” che si interroga con angoscia sul proprio incertissimo futuro.