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Nichi Vendola, “il Sud deve ripartire da sé”: intervista al leader di SEL

Abbiamo incrociato brevemente il governatore della Regione Puglia e coordinatore nazionale di Sinistra, Ecologia e Libertà durante il suo “tour” elettorale in Campania (a Torre Annunziata*, per la cronaca), a sostegno dei candidati sindaci appoggiati da SEL. È stata l’occasione per sentire il suo punto di vista su alcune questioni di politica nazionale.

Una domanda secca: da cosa può e deve ripartire il Sud dal suo punto di vista?

Il Sud deve ripartire dai giovani, dal capitale sociale fondamentale, dal diritto che hanno i giovani di viaggiare senza che il verbo in questione diventi sinonimo di “emigrare”, dalla necessità di radicare nelle nuove generazioni una prospettiva di occupazione, di buon lavoro, immaginando che il Sud delle campagne, della costa, dei territori urbani, della cultura, della natura, ha dentro di sé risorse straordinarie che possono diventare intere filiere produttive. Il Sud deve ripartire da sé, dall’idea che non si può promuovere sviluppo e futuro considerandolo alla stregua di una colonia, come una gigantesca discarica per gli scarti delle produzioni industriali del Nord. Il Sud deve ripartire dalla capacità di dire tutto il male che ha dentro di sé e tutto il bene che ha dentro di sé.

Le coalizioni che SEL ha stabilito in molti comuni campani in occasione delle amministrative del 6-7 maggio prossimi possono costituire un banco di prova per la definizione del progetto politico che lei sta cercando di costruire?

Le rispondo con un ricordo: una volta un sant’uomo mi regalò un bigliettino su cui c’era scritto un augurio: che il mio partito fosse sempre al servizio del popolo, e mai il popolo al servizio del mio partito; SEL non è un “partitino” ma ambisce a definire un nuovo centro-sinistra che ritrovi la centralità del diritto al lavoro, della lotta al precariato, della ricostruzione di comunità ricche di valori umani, del fare la politica lo strumento della “buona battaglia”, se posso citare San Paolo.

Dopo 150 anni di unificazione nazionale, non si può purtroppo dire che l’annosa “questione meridionale” è risolta: come va riproposto il problema dal suo punto di vista?

Beh, intanto mandando al diavolo Trenitalia, perché non si può celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia distruggendo, di fatto, la dorsale adriatica ferroviaria, con i treni a lunga percorrenza che sono stati soppressi. L’Unità d’Italia significa “costruire un luogo” dove esistono diritto alla mobilità e diritti sociali per tutti; gli italiani hanno convissuto negli ultimi trent’anni con un dimagrimento permanente delle risorse trasferite al Sud, con il racconto malevolo della Lega che ha raccontato il Sud come un “buco nero”, dominato dalle mafie e dallo sperpero; invece gli italiani hanno il diritto di raccontare “insieme” l’Italia, e anche il Mezzogiorno, con i suoi limiti, ma anche con i suoi talenti.

*Si ringrazia Massimo Manna di SEL-Torre Annunziata per la cortese collaborazione all’intervista.

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