C’è una nuova terapia contro il tumore, è stata approvata in buona parte. L’ipilimumab (sì: la pronuncia è una divertente sfida) è stato studiato e messo a punto negli Stati Uniti come farmaco contro il tumore della pelle, sperimentato con successo anche contro il tumore alla prostata. Si tratta di un anticorpo monoclonale che tende a comportarsi come una immunoglobulina potenziando naturalmente quelle difese immunitarie che possono così attaccare, riconoscendole, le cellule cancerose.
C’è da domandarsi perché allora il sistema sanitario italiano dilati fino a questo punto i tempi per rendere questa nuova immunoterapia applicabile. Paolo Ascierto è il presidente della Fondazione Melanoma ed oncologo presso il Pascale di Napoli, denuncia “Ritardi inaccettabili”. Inspiegabili, andrebbe aggiunto. Questo farmaco è già stato approvato ed è in uso Svizzera, Austria, Germania, Svezia ed è in fase di approvazione in Inghilterra. In Italia è al vaglio dal luglio 2011.
La terapia con l’ipilimumab nel 25% dei casi cronicizza e rende statico il tumore mentre in più alte percentuali migliora sensibilmente la qualità della vita del malato e la durata della stessa aumenta non di mesi ma di anni. Da Napoli l’invito è inequivocabile, Ascierto dichiara infatti: <<Sia subito disponibile la nuova terapia contro il melanoma>> e <<ulteriori ritardi sono inaccettabili soprattutto perché si tratta di un farmaco che migliora significativamente la sopravvivenza di chi è affetto da melanoma statico>>. L’uomo e il medico continuano: <<Siamo di fronte ad un sistema che a causa dei tempi di latenza rischia di creare discrepanze tra i nostri pazienti e quelli di altri Paesi Europei e non si può sempre parlare di un problema di costi>>. Appunto, la terapia con l’ipilimumab richiede tutto sommato un numero ridotto di somministrazioni dilazionate nei mesi e non costa più di altre terapie oncologiche ospedaliere, l’impatto sul sistema dal punto di vista economico sarebbe irrilevante. Allora… ecco che da Napoli si solleva un altro “perché?”.