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“Una serata prenatalizia” o “La ragazza senza orecchino (di perla?)” – di Paola Mazzarelli

di Paola Mazzarelli*

Dicembre, serata prenatalizia: piove e bevo birra in un locale del centro.

Il locale è microscopico, semibuio, le pareti ricoperte da una libreria con volumi dai titoli illeggibili; il banco bar, grande quasi metà locale, è  scolorito quanto basta da essere un archetipo. Qua e là qualche tavolino tondo, minuscolo. Due o tre ragazzi sui cinquanta leggono. Una ragazza sui venti scrive su un laptop. Un ragazzo sui venticinque accovacciato dietro una consolle mette musica rock e post rock ad alto volume. Il resto della gente si accalca, in piedi, sfiorandosi, accennando a ballare, leggermente, con in mano bottiglie di birra.

Fuori piove, a tratti piano, a tratti forte.

Resto in piedi, a scambiare chiacchiere e pause con amici e sconosciuti dall’aria familiare. Il corpo si riscalda,  la mente si liquefa, grazie alla birra, alla musica e alla pressione dei corpi.  Pian piano mi ritrovo sull’uscio. Fuori c’è la solita folla di gente, appoggiata al muro del locale, sorseggia birra, guardando immobile la pioggia, conversando.

Mentre parlo con qualcuno, mi sfioro i capelli, un orecchino si sgancia e scivola via.

Mi tasto, guardo a terra, mi chino a cercarlo.

 “cosa hai perso?”, mi chiede una ragazza.

“un orecchino nero”

“com’è?”

“tondo, grande quanto un piccolo bacarozzo”

“cavolo, che nervi”, esclama lei, come se la cosa la toccasse molto da vicino.

Accende il cellulare per far luce e si china a cercare. Lo stesso fa la sua amica, con un cappuccio in testa per ripararsi dalla pioggia.

Anche tre o quattro maschi si aggregano alla ricerca, scrupolosi. Hanno tutti i cellulari accesi per far luce.

In pochi minuti una decina di persone è china a cercare l’orecchino.

Io batto la zona vicina alla porta. Altri rastrellano l’area più lontana, vicino al muro dirimpetto.

C’è  un momento  – epico – in cui  passa una comitiva. Vedendo altra gente, china,  a cercare, si aggrega, spontaneamente.

A un certo punto ci sono almeno venti persone, nella strada stretta, a cercare l’orecchino insettiforme, sul basalto viscido di pioggia, al buio.

Sono commossa, quasi imbarazzata.

Tutta questa ricerca è per me?

O ciascuno, sulla strada bagnata, cercando un oggetto praticamente invisibile, sta cercando qualcosa di suo che non riesce più a vedere?

O sono tutti fatti?

O è una tipica forma di solidarietà napoletana, estemporanea, non dissimile dall’istinto gregario, ma nella sostanza legata all’antico piacere della vicinanza?

Com’è, come non è: sento il cuore battere più forte.

Sono improvvisamente felice.

E, come capita in questi momenti, mi sento buona.

Per quanto mi riguarda, Natale è iniziato.

Del mio orecchino nessuna traccia.

Ma chi se ne importa.

Buon Natale, ragazzi.

Photo © Michela Iaccarino

*Paola Mazzarelli è nata e vive a Napoli, dove insegna inglese nelle scuole superiori. Poeta e scrittrice, si occupa di letteratura sin dall’infanzia. Inoltre, esperienze di teatro, reading poetici, pittura itinerante, viaggi, si convogliano in un percorso singolare che la porta, attualmente, ad essere una persona felicemente comune.

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