di Paola Mazzarelli *
Quando mio figlio di sette anni ha saputo del rogo di Città della Scienza si è accasciato, gli è venuto da piangere.
– Chi è stato, mamma? Perché?
– Non si sa ancora. Ma sicuramente dei banditi.
– Se ero lì e li vedevo li bazukavo.
Come molti bambini napoletani, era un frequentatore di Città della Scienza.
Così domenica, siamo andati al Flash Mob davanti a Città della Scienza. All’imbocco di Coroglio, ci siamo immersi nel fiume di gente. E più ci avvicinavamo, più il mucchio diventava denso. Cinquemila? Diecimila? Di più? Tanti.
C’erano ragazzini di scuole elementari e medie con cartelli colorati. Mamme sole con marsupi attaccati al petto. Papà in compagnia di altri papà. Sciami di bambini in gruppo. Famiglie al completo con nonni. Giovani e giovanissimi. Amici, conoscenti, molta gente da salutare. “Napoli è nostra”, “Rivoglio Città della Scienza” erano gli slogan scritti sui cartelli, sventolati o affissi al muro.
Qui e lì vedevamo volti con tracce nere di carbone. Il flash mob consisteva proprio in questo: dare un aspetto “carbonizzato” ai presenti. Un impatto ad effetto: nell’aria si respira ancora puzza di bruciato. E dietro le grate si intravedono gli scheletri dei padiglioni distrutti dal fuoco. E poi, ci sentiamo tutti bruciati in quel rogo.
Sembrava fossimo tutti lì con la stessa intenzione. Per salutare i resti di Città della Scienza, come si trattasse di un luogo sacro oltraggiato. Per partecipare a una processione, come fosse un Venerdì Santo anomalo. Ma anche e soprattutto per calpestare il selciato, in prossimità di quel luogo. Per dire: questa terra E’ nostra.
Facendoci largo attraverso la folla siamo arrivati davanti a una nave di cartapesta. Lì due uomini suonavano due grossi jambè. Nessuna tammurriata. No. Erano rintocchi densi, prendevano alle viscere. Qualcosa di forsennato e ancestrale. Come tamburi di guerra.
Alcuni minuti sono passati così. In mezzo alla folla. Davanti ai cancelli di Città della Scienza. Invasi dal suono delle percussioni. I bambini guardavano, emozionati.
Ho detto a mio figlio:
– prima o poi li bazukiamo
– chi?
– i banditi.
– ma chi sono esattamente?
– è da vedere.
– però siamo in tanti – ha detto lui.
– a quanto pare, sì.
[foto dell’autrice]
*Paola Mazzarelli è nata e vive a Napoli, dove insegna inglese nelle scuole superiori. Poeta e scrittrice, si occupa di letteratura sin dall’infanzia. Inoltre, esperienze di teatro, reading poetici, pittura itinerante, viaggi, si convogliano in un percorso singolare che la porta, attualmente, ad essere una persona felicemente comune.