di Paola Mazzarelli*
Hanno organizzato una festa stanotte in un locale. Una chiamata a raccolta di ventenni degli anni Ottanta: quelli che frequentavano i locali New Wave, e che si innamoravano al suono di Clash e U2. In altre parole, i miei coetanei. Un certo tipo di. Me inclusa.
Il richiamo era troppo forte per non andare.
Arriviamo verso mezzanotte. Mi incammino sulla pista. Rivedo molte facce. Conosco praticamente tutti anche solo di vista. Li ritrovavo in locali scavati nella roccia di tufo, o nascosti in anse della città tortuosamente raggiungibili: avevano nomi presi in prestito dai fumetti o dalle canzoni rock più barocche. Quando? Beh, diversi anni fa.
La canzone che gira è “Para Bailar la Bamba”. Seguono i Depeche Mode con “Time” e poi, “In the name of love” degli U2. Ahi. Una sequenza implacabile. E’ come ripercorrere i sentieri neuronali delle emozioni a ritroso.
Quello che mi accade è simile a un effetto speciale di film di fantascienza. Mi ritrovo nel luogo e nell’atmosfera dei miei venti anni. E intorno ci sono tutti. Poi in pochissimi istanti VEDO i volti di quei giovani, di me giovane, trasformarsi, afflosciarsi lievemente, prendere pieghe, vedo i capelli ingrigirsi, le schiene incurvarsi. Quei giovani sono invecchiati, e stanno invecchiando sotto i miei occhi. L’impressione è che il tempo stia guadagnando vantaggio su di noi.
Deve essere l’effetto collaterale del revival: piazzarci in un tempo che non c’è più per farci rivivere bei momenti. Possiamo divertirci come i pirati della nave fantasma. Ma siamo pur sempre non esattamente viventi… in quel presente. No. Per carità. Tutti ben messi. Ma comunque non più “lì”.
Ahi. Volevano questo i dj?
Ballare, scuotersi sta a significare: celebro la mia presenza viva con altri corpi vivi.
Forse, allora, per gente che GIA’ ha un passato (e forse basta avere 30 anni per averlo, inclusi i suoi derivati: nostalgia, malinconia) è preferibile che in un disco-club il passato arrivi sotto la nervatura fulminea di una citazione, o sotto le spoglie di un altro ritmo. Un passato scaltro, come Ulisse che si traveste da vecchio barbone per entrare in Itaca senza essere riconosciuto. Ma poi al momento giusto, zac!, inforca l’arco e… tira.
Benedetto sia il remix.
[foto: www.musikami.it]
*Paola Mazzarelli è nata e vive a Napoli, dove insegna inglese nelle scuole superiori. Poeta e scrittrice, si occupa di letteratura sin dall’infanzia. Inoltre, esperienze di teatro, reading poetici, pittura itinerante, viaggi, si convogliano in un percorso singolare che la porta, attualmente, ad essere una persona felicemente comune.