Nelle radio campane a diffusione locale vi è un tormentone, un vero tormentone, oramai da qualche tempo. L’ultima canzone di Mimmo Dany. Un nome che è tutto un programma: Fratacchiò.
Sarei un’ipocrita se affermassi che cambio stazione o che non mi piaccia. Il ritmo è orecchiabile, il ritornello prende sin da subito e si tende a canticchiarlo. E poi, lo dico apertamente, Mimmo Dany ha una qualità vera, che non è tanto quello di essere il “molleggiato napoletano”. Ha l’autoironia, il gusto della parodia, il non prendersi troppo sul serio.
Da questo punto di vista, è molto più avvicinabile attualmente al mondo di Tony Tammaro che a quello dei neomelodici o di una musica autoctona napoletana prettamente pop-dance (anzi pop-denz) che pure lo accompagnava all’inizio della carriera. Tammaro è sicuramente più intellettuale (anzi è un intellettuale), ha una ricercatezza inaudita nell’utilizzo dei linguaggi, nella creazione delle sue (post)macchiette e nell’osservare le situazioni reali.
Anche Dany è personaggio ironico, uguale a se stesso, senza filtri, ma, come detto, con la dote dell’autoironia che manca a tantissimi altri colleghi. Questo è evidente in una canzone come Fratacchiò che, senza retorica alcuna e senza pretese, descrive una situazione reale, utilizzando termini comici trasversali che tutti penseremmo e diremmo, senza volgarità. E ha così costruito una canzona che forse non uscirà in Italia dai confini campani o meridionali (e tra chi si è trasferito al Nord), ma che ha un vero potenziale. Dice bene un commentatore del video su Youtube: “Ti porto in Romania”. E in effetti questo è un brano adattissimo per le piazze dance dell’Europa dell’Est, per le grandi discoteche di quelle parti. Altro che disco alla ucraina Dancing Lasha Tumbai di Verka Serduchka.
[Photo: youtube.com]