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Sold out a Napoli per l’ultimo concerto di Edoardo Bennato

bennato

Discussioni e considerazioni personali su caratteri e atteggiamenti sono inutili quando si tratta dei grandi della musica, dello spettacolo o della cultura. Sì, perché quando il personaggio è particolare, magari anche parecchio, qualche detrattore subito si affanna a cercare il peletto nell’uovo. Ma è un tentativo vano perché Edoardo Bennato, in tour (ultima tappa) un paio di settimane fa all’Augusteo dell’omonima piazzetta, uno dei teatri storici di Napoli, ha suonato in un teatro strapieno – biglietti sold out – esibendosi in uno show travolgente, con musica di altissimo livello accompagnato da musicisti di spessore. E c’è poco altro da aggiungere o da discutere. Bennato, una delle voci italiane più amate di sempre, è tornato sul palco, con oltre due ore filate, per ripresentarci il suo mondo interiore fatto di buoni e cattivi e intriso di temi e sentimenti come l’amore, l’amicizia, l’onestà intellettuale, la forza interiore, la politica, i rapporti sociali. Il concerto ha seguito, con un Bennato in splendida forma, una scaletta molto precisa, tra archi, solo-medley e “canzonette” rock: da quasi tutti i pezzi di Burattino senza fili (l’album quest’anno celebra i quarant’anni), passando per Sono solo canzonette, Abbi dubbi, Vendo Bagnoli, Le ragazze fanno grandi sogni, Il Rock di Capitano Uncino fino a Meno male che adesso non c’è Nerone e Rinnegato, che hanno chiuso lo show tra l’entusiasmo del pubblico. Incisiva e sferzante l’intro di A Napoli 55 è ‘a musica, pezzo tratto dall’ultimo album Pronti a Salpare, in cui il cantautore racconta i suoi inizi: Sono nato a Napoli, anzi a Bagnoli, periferia industriale tra il fumo e il rumore delle acciaierie sono nato in Viale Campi Flegrei 55, un numero che mi piace che suona bene e che mi ha portato sempre fortuna e ha portato fortuna anche a tutti i miei amici del cortile che mi seguono da sempre perché insieme ci divertiamo…

Considerato dalla critica uno dei migliori rocker italiani, chitarrista e cantante, ma anche fine armonicista (e oggi anche pittore: racconta i migranti su tele di grande impatto che hanno accolto il consenso di Vittorio Sgarbi) Bennato comincia la sua carriera proponendosi come una sorta di “one man show” e suonando chitarra, armonica a bocca, tamburelli, kazoo oltre a diverse altre percussioni. Influenzato dai grandi del rock, e del pop, lavora su quella linea aggiungendovi le inconfondibili influenze napoletane che ne firmano la cifra. Burattino senza fili, il concept album del 1977, è un disco importante, fondamentale nella storia della canzone italiana, un album dove il sound unisce tradizione italiana, folk cantautorale e le forti pulsioni rock del “pazzaglione” Bennato, come lui stesso si definisce. Come Ivan Graziani, Bennato avvicina il cantautorato italiano al rock, creando uno stile peculiare caratterizzato innanzitutto dall’insofferenza verso le stupide restrizioni formali che l’hanno reso apripista dei musicisti “irregolari” della musica italiana.  Chissà, forse dovremmo essere grati ad artisti di questo tipo, invece spesso facciamo prevalere l’antipatia per uno scivolone, o per qualche strano vezzo, che ci fa dimenticare per un momento la caratura musicale del personaggio.  È vero, Bennato è famoso anche per le sue citazioni provocatorie: L’Italia è un Paese ingovernabile e con questa ingovernabilità dobbiamo farci i conti tutti i giorni. Ho girato il mondo ma poi quando torno a casa mi rendo conto che Bagnoli è una polveriera. Oppure: Parlo di Vittorio Emanuele di Savoia perché il patto di Teano segnò la nascita del brigantaggio, personaggi leggendari che difendevano la povera gente dagli aguzzini e dai tiranni. Ma tanto poi si sa che ritorna a frasi chiarificatrici: Non faccio lezioni di geopolitica e non parlo in aule universitarie: io scrivo canzonette e devo divertire un pubblico che va dai bambini di cinque anni in su. È un pazzaglione, l’ha detto lui. E il suo concerto è stato intensissimo e il sold out se l’è meritato tutto. Non si è risparmiato niente, ha perfino parlato di calunnia nel pezzo La Calunnia è un Venticello tratto dal nuovo album, che riprende in chiave rock il celebre brano di Gioacchino Rossini dal Barbiere di Siviglia diventando un accorato omaggio al ricordo di Enzo Tortora e Mia Martini. Contestatario ma identitario nell’osso (sbandiera di continuo la sua storia d’amore con Napoli ma anche, sempre per amore, tutto quello che in città non va), Bennato quindi non delude e lascia sulla pelle l’energia e il calore di una musica che continua ad accompagnarci e a scaldarci anima, cuore e testa.

[Photo: www.teatroaugusteo.it]

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