“La testimone”, di Francesca Gerla, giallo psicologico di ambientazione napoletana convince soprattutto per la schiettezza scontrosa della protagonista.
La Testimone, di Francesca Gerla, edizioni Homo Scrivens (pp. 208, euro 14), è un giallo psicologico con una trama intrigante. Arianna Esposito, sostituto procuratore della Repubblica, al rientro nella sua città natale, Napoli, si trova a rappresentare l’accusa in un processo in cui l’imputato è il suo ex professore di liceo, denunciato per pedofilia. Il giovanotto, ormai cinquantenne, è stato il suo amante fino a una decina di anni prima.
Ma ancor più che la trama, ad avvincere è la protagonista: Arianna, appunto. Una ragazzona sotto i quaranta, bella, ma incurante della sua bellezza. Disordinata e workholic, tratta il suo affascinante collega Guido come una camerata, congedandolo in modo brusco, per affondare nei suoi faldoni: “Ma lo vedi che ci provi?”. Storie familiari tristi, anni perduti, amanti che non si decide a trasformare in fidanzati: tutto questo, unito a una disciplina feroce, fanno di Arianna un personaggio classico maschile. Ma di un genere nuovo, perché, appunto, Arianna è una donna. E senza fisionomia di virago. Ma schietta. E persino sensuale.
Dov’è il bene? Dove il male? qual è il confine della responsabilità che abbiamo verso gli altri? Domandoni che il genere Law-and-Order di per sé invita, anche solo per un’oretta di entertainment. In effetti, il breve romanzo è strutturato quasi come una sceneggiatura pronta per l’uso, da trasformare in fiction. Sia per l’ampio uso dei dialoghi, sia per i personaggi secondari, alcuni dei quali sketchati per dare colore alle scene di cornice napoletana.
Tuttavia, leggendo, sentiamo che c’è qualcosa di estremamente fresco in questo libro. Contiene un materiale denso che non riesce a essere smaltito nel giro breve delle sue pagine. Le relazioni tra uomini e donne, professori e studenti, vittime e carnefici non rispettano – per così dire – le forme. E sono personaggi che hanno sembianze e sensi. Il lettore li percepisce. Ma il finale?
Che ne è del prof “pedofilo”? si tratta di pedofilia, in fin dei conti? Viene condannato? Il finale lo racconta. Ma appare costruito, e non, per certi versi, arrivato.
E l’affascinante collega, che sembrava il promesso sposo ideale per la giovanotta? Viene congedato dalla stessa autrice, che gli si rivolge dicendogli: “Sei piaciuto molto alla tua autrice, caro Guido, ma non abbastanza a lei, ad Arianna”. Una irruzione della voce fuori campo. Singolare effetto straniante in un giallo.
Arianna, per niente affannata dal ticchettare del suo orologio biologico, ci piace. Ne sentiamo la scontrosa vitalità. E’ un personaggio prepotente, non costruito a tavolino ma spuntato dalla penna. Tuttavia sembrerebbe che l’autrice ne abbia voluto domare l’esuberanza. Come se Arianna le fosse scappata di mano, fosse diventata davvero intrattabile. Così ha pensato di rimetterla in riga, e regalarle un finale un po’ stretto – ma rassicurante.
Come tutti i racconti non del tutto risolti, ma che contengono atmosfere e intuizioni narrative autentiche, questo giallo psicologico ci lascia a riflettere su fiction e vita, aspettative e generi, e a manovrare i personaggi nella nostra immaginazione, studiando per loro altre mosse possibili.
Chi voglia conoscere Arianna, lo legga. E poi ci faccia conoscere la sua versione. Con finale.
Per info: http://www.homoscrivens.it/