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“Mario Martone. La scena e lo schermo”: da Donzelli un profilo critico del regista napoletano

Mario MartoneÈ uscito da poche settimane per la casa editrice Donzelli di Roma un agile volumetto monografico sul regista napoletano Mario Martone (Photo©Michela Iaccarino), uno dei capofila di quello che negli anni ’90 fu chiamato (non senza qualche giusto mugugno degli stessi registi coinvolti, Martone incluso, contro gli assunti eccessivamente semplificatori dell’etichetta) “Il Nuovo Cinema Napoletano” e che includeva, oltre al nostro, Capuano, Corsicato, De Lillo, Incerti. Lo hanno curato Roberto De Gaetano e Bruno Roberti dell’Università della Calabria, e spunto per la realizzazione del volume è stata proprio l’assegnazione a Martone – da parte dell’Ateneo – della laurea honoris causa in “Linguaggi dello spettacolo, del cinema e dei media” nell’ottobre 2012 (la lectio martoniana pronunciata durante l’evento è confluita nel libro sotto il titolo di Autoscatti).

Il volume, introdotto dal puntuale saggio di De Gaetano, Una genealogia italiana, è suddiviso in due parti: Sguardi raccoglie i contributi critici sulla totalità dell’opera del regista (con le firme, oltre ai curatori, di altri autorevoli critici e studiosi come Massimo Fusilli, Rino Mele, Gianfranco Capitta, Giona A. Nazzaro ed Emiliano Morreale) mentre Letture ospita interventi critici su opere singole – teatrali e cinematografiche – di Martone (riletture di giovani critici come Alessandro Canadé, Alessia Cervini, Daniele Dottorini, Carlo Fanelli, Dario Tomasello, Luca Venzi, Daniele Vianello); il tutto concluso dalla teatrografia, filmografia e videografia complete.

Il meritorio risultato di questo organico assemblaggio di contributi critici è di illuminare con efficacia la figura di uno dei registi-chiave del cinema e dello spettacolo italiano in generale dell’ultimo quarto di secolo: Martone, classe 1959, è uno dei registi più completi della sua generazione: frequentando il teatro (nel 1977, a soli 18 anni, fondò il gruppo teatrale Falso Movimento, poi confluito nel 1987 nel progetto di Teatri Uniti), il cinema, la lirica, i video e le installazioni, egli ha dimostrato una padronanza nell’usare i dispositivi linguistici delle varie arti che può essere paragonata forse al solo Luchino Visconti (non a caso, Noi credevamo si muove sulle onde del barcone risorgimentale viscontiano-verdiano); provenendo da una città-teatro come Napoli ma smarcandosene polemicamente fin dagli esordi, Martone ha poi finito con il regalare alla città memorabili ritratti in teatro e cinema: basti ricordare lo splendido Rasoi (prima spettacolo, poi film, 1992-93) da Enzo Moscato, Morte di un matematico napoletano (1992) l’esordio cinematografico incentrato sulla figura tragica del matematico Caccioppoli (un titanico Carlo Cecchi), L’amore molesto (1995), giallo-melò materico e pluviale ambientato nella Napoli bassoliniana, Teatro di guerra (1998), I sette contro Tebe da portare nella Sarajevo assediata durante la guerra nella ex-Jugoslavia, passando per il monumentale affresco risorgimentale Noi credevamo (dove il ruolo che fu del Sud ha tanta parte), per chiudere con Il giovane favoloso, in uscita quest’anno (girato tra Recanati, Napoli e Torre del Greco), in cui Elio Germano incarna le fattezze di Giacomo Leopardi (alcune foto di scena del film impreziosiscono il volume): come nel precedente film, la storia ottocentesca d’Italia sarà il pretesto per riflettere sull’Italia mancata dei nostri tempi.

Mario Martone. La scena e lo schermo
Un autoritratto e quattordici interventi critici
A cura di Roberto De Gaetano e Bruno Roberti
Roma, Donzelli editore, 2013, 210 pp., € 19,00.

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