L’Italia è un paese morto. Non solo da un punto di vista politico o economico. Ma anche da un punto di vista culturale e, di conseguenza, anche morale. Quando viene meno uno dei principi cardine della Costituzione italiana (mi riferisco all’articolo 9 che recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“), il nostro paese s’impoverisce, gli italiani sono più aridi.
Sono queste le riflessioni cui induce un testo come quello di Nicola Capone dal titolo che ricorda un notissimo luogo gramsciano, Libertà di ricerca e organizzazione della cultura, pubblicato dalla casa editrice La scuola di Pitagora. Difatti, come si sostiene nell’introduzione al volume: “Una (…) riduzione del sapere comporta una tragica separazione dell’uomo da se stesso e dal mondo: un uomo più sa più è lontano dal conoscere se stesso; più è specializzato tanto più è lontano dalla vita; più è capace di trasformare il mondo tanto più riduce la natura ad una risorsa da sfruttare; più è capace di avventurarsi in combinazioni d’ogni genere tanto più scioglie i legami tra sé, l’altro da sé e il mondo fuori di sé “.
La ricerca fatta dall’autore, docente di filosofia nei licei, non è meramente speculativa ma supportata da dati concreti e inconfutabili. Si ricorda, ad esempio, citando un rapporto Istat dell’anno scorso, come in Italia sia destinato solo poco più dell’1% del PIL all’Università e alla ricerca mentre la media europea è del 2%, con paesi come la Finlandia e la Svezia che raggiungono quasi il 4%, mentre nel resto del mondo la media è del 3%. E poi per far capire al lettore i motivi dei tagli alla cultura perpetuati nel nostro paese negli ultimi cinque anni Capone delinea una storia della cultura del nostro paese. Una ricerca dettagliata e molto ben articolata frutto di uno studio che vien portato giorno dopo giorno da Capone e dalle persone che frequentano L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e l’Assise di Palazzo Marigliano di cui l’autore fa parte. Realtà che conoscono molto bene cosa significano i drastici tagli alla Cultura.
Ciò nonostante la lotta per chi ha scritto e collaborato alla realizzazione di questo testo, la lotta per la conoscenza va avanti. Perché solo il Sapere rende liberi. Il sapere è anche nei libri. E un libro come questo è un utilissimo strumento per difendersi dai continui assalti alla scuola pubblica, al diritto allo studio e alla libertà di informazione. Un libro come questo è uno scudo (di libri scudo se ne sono visti molti nei cortei degli studenti di questi anni come ci ricorda la foto che accompagna quest’articolo; fonte: www.wumingfoundation.com) contro l’ignoranza e ogni forma di repressione.