In libreria da diversi giorni, Vogliamo niente e lo vogliamo adesso! (il titolo è tratto da un noto libro di Nanni Balestrini) è l’ultima fatica, il primo libro di poesie per essere precisi (i suoi componimenti sono stati fin qui pubblicati soltanto in rete e in antologie specifiche) dello scrittore napoletano Angelo Petrella, classe 1978. Si tratta di una raccolta che mette insieme versi pubblicati su Facebook dall’autore tra il 2010 e il 2015. Petrella suddivide lo scoppiettante repertorio in “poesie”, “poesine” e “ballate” e approfondisce, attraverso questi versi, il linguaggio pungente – e talvolta sconveniente – dei social network.
Il volume di poesie è stato presentato venerdì 20 novembre alla libreria Feltrinelli di Caserta, dove Angelo Petrella è stato introdotto dal collega poeta e amico Gianni Solla e dall’editrice Silvia Tessitore (di Zona Editrice). Vogliamo niente e lo vogliamo adesso! è un libro apertamente impertinente, singolare, visivo, molto spassoso, ispirato, per sua stessa dichiarazione, da Edoardo Sanguineti e Gianni Solla, due poeti di particolare sensibilità.
Io ho amato Petrella dal primo momento in cui l’ho letto: Cane Rabbioso, Nazi Paradise e La città perfetta sono tra i miei libri preferiti degli ultimi anni. È uno scrittore colto, sferzante, caustico, molto “avanti”, discretamente underground. Quando ho letto Vogliamo niente e lo vogliamo adesso! ho subito pensato a una serie di riferimenti più o meno importanti, mi è parso un libro costruito sul filo di un certo ermetismo, in bilico fra giochi linguistici, accoramento personale, digressioni blues e sperimentazione di nuovi linguaggi legati ai social. Ci ho visto parecchi riferimenti, da Ezra Pound a Gregory Corso, da Bukowski e Irvine Welsh fino all’humus di un particolare background napoletano (su tutti Peppe Lanzetta) e di un particolare elemento grottesco urbano. Addirittura ho avvertito l’eco, seppur molto lontano, di una playstation generation, ma lui ha smentito: siamo davanti a un libro puramente autobiografico, dice, che alterna momenti social pop di forte impatto e risonanze di alta letteratura. Curioso poi l’approccio toponomastico riferito a Napoli nei versi e notevole il lavoro su tutto il linguaggio. Si dice che la poesia sia morta, che non la legge più nessuno, invece io qui segnalo un’unica avvertenza: se ne consiglia fortemente la lettura.
Per info: https://angelopetrella1978.wordpress.com/2015/11/11/vogliamo-niente-e-lo-vogliamo-adesso-3/