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I “Musicoltori” napoletani. Parte prima

Napoli è un cuore pulsante. Il sangue di Napoli è fatto principalmente di musica. Non lo dico perché vostro malgrado ne faccio parte anch’io. Lo dico perché se vi fate un giro per i vicoli del centro storico non potete che non essere accompagnati da musica. Si va dai virtuosismi del Regio Conservatorio ai caratteristici canti “a’ fronna e’ limone” delle casalinghe napoletane passando per le percussioni africane. E’ inutile che vi racconti la storia della musica napoletana, per sommi capi basta dare un’occhiata a “Passione” del signor Turturro. Io oggi vi scrivo dei “Musicoltori”. Non so se mi sono inventata un nuovo termine ma è quello che più si adatta alla nostra realtà musicale.

Cos’è un Musicoltore? Beh è molto semplice. Paragonando la musica ad un grande mercato economico i Musicoltori sono simili ai contadini. Mestiere umile, il contadino, ma pieno d’amore. Non si può arare un campo, seminarlo e aspettare impazientemente che qualcosa venga fuori senza essere muniti di una forte passione. Il Musicoltore per intenderci è colui/colei che vi da la musica a km zero, il prodotto biomusicale. Quelli che uscite per bere qualcosa e vi fanno da colonna sonora (o nel mio caso quelli che uscite per bere qualcosa e non riuscite a parlare tra di voi perché io vi mitraglio di parole che non potete non seguire). Nell’anarchia più totale ho deciso che ogni volta che incontrerò un Musicoltore, me esclusa perché m’incontro troppe volte nello specchio del bagno, ve ne parlerò da qui. Napoli zona “bene” (virgolettato perché spesso e volentieri nella zona bene si ha a che fare con una miriade di cafoni) all’interno dell’ex cinema Fiamma è stato realizzato un posh-ristorante, per intenderci quelli che un piatto normale non te lo fanno manco a pagare oro:  il Clu.

Il posto è carino, ben arredato per certi versi molto particolare. C’è per esempio una cantina a vista dove poter scegliere i vini e un pianoforte a mezza coda, che io chiamo da ignorante a “coda amputata”. Ecco i miei primi Musicoltori, ma forse è meglio dire Musicoltrici: le ho ascoltate l’altra sera proprio lì. “Io & Annie” è il nome di uno dei capolavori cinematografici targati Woody Allen ma anche il nome di un duo jazz napoletano tutto al femminile.

Elisabetta Serio al piano, seduta come di suo solito su un cajon che percuote di tanto in tanto, Annalisa Madonna alla voce, al kazoo, alla tromba pur non possedendo una tromba e infine alla risata che suona di tanto in tanto spruzzando allegria meglio del “coro coro pollon”. La prima cosa che colpisce di queste due donne è la perfetta simbiosi artistica. Ci sono due persone sul palco, le vedi e le distingui. Se chiudi gli occhi hai la percezione di un’unica grande forza che ti culla l’anima, a volte sono romantica, sì. Il legame simbiotico tra Musicoltori è raro. La simbiosi artistica non è come l’affiatamento/abitudine che s’instaura quando si suona assieme da anni. La simbiosi artistica va al di là dell’arte e della vita stessa. Non ne ho visti molti di artisti così perfettamente intrisi l’uno dell’altro da sembrare un unico strumento. La voce di Annalisa è paragonabile alla pelle di un camaleonte. Cambia registro, colore, calore a seconda di quello che canta. La capacità vocale di questa donna non devo raccontarvela io, la dovete assolutamente toccare con mano. Non c’è limite al suo registro vocale, può cantare da uomo, da donna, da bimba, da bimbo e perfino da gay (scherzo!?). Non sempre la sua voce è pulitissima, ma chissenefrega, è una voce vera di una donna vera che si alza al mattino e da brava Musicoltrice va ad arare i suoi campi e a sudare e a farsi un fegato tanto. Perché quello che accomuna tutti i Musicoltori sono di sicuro il fegato ingrossato e l’acidità di stomaco. Elisabetta Serio, che di serio ha solo il cognome, è una pianista jazz dichiarata e anche premiata. Credo da ignorante in materia che la dote principale di questa musicista sia la facilità con cui ti arriva la sua musica, perché è anche un’ottima autrice, o anche con cui ti fa arrivare composizioni di qualcun altro. Spesso abbandona i panni di pianista per percuotere il suo seggiolino/cajon, vi giuro che l’ho anche vista suonare le corde del piano con le spazzole della batteria, per coinvolgere tutto il pubblico in un’enorme abbraccio musicale. Niente di complicato, è “solo” jazz. Uno dei prodotti Biomusicali che vi consiglio vivamente: “Io & Annie” contro lo stress della giornata lavorativa, delle bollette da pagare, i dolori reumatici, ansie e tachicardie, un prodotto a Km zero di quelli da leccarsi i baffi. Gourmet.

In Foto: Elisabetta Serio

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