«La prima regola della “be quiet night” è il silenzio». A dirlo non è uno statuario Brad Pitt ma uno degli ideatori della nuova notte dei cantautori che si tiene con scadenza quindicinale al “cellar theory” di via Bonito al Vomero. Nel rispetto dello spirito “no logo” della serata cercherò di evitare i nomi dei numerosi artisti che si sono esibiti ieri sera sul palco del caratteristico “sottoscala rosso” dai richiami underground londinesi. Il “Cellar theory” è diventato con gli anni uno dei punti fermi della musica a Napoli e da qualche settimana è un punto di ritrovo per tutti i cantautori della subcultura napoletana che abbiano voglia di confrontarsi e soprattutto di ascoltare. Lo scopo della serata, mi è parso di capire, è stabilire una sorta di contatto umano tra persone accomunate dalla stesse frustrazioni e dalle stesse passioni. Uno scambio di idee come ai tempi dei caffè parigini o dei retrobottega durante il periodo della beat generation. Come in tutte le cose c’è chi l’ha capito e umilmente si è seduto ad ascoltare e chi in preda a manie narcisistiche ha solo aspettato il proprio turno e una volta finita l’esibizione ha fatto armi e bagagli ed è andato via. Onestamente l’ho trovata una mancanza di rispetto verso i colleghi e verso l’arte, ma si sa io sono una grandissima rompipalle. Idealmente se fossero tutti lì davvero per il nobile scopo della condivisione senza presenzialismo sarebbe davvero grandioso ma è chiaro già dopo un’ora che molti sono lì per farsi vedere e farsi dire “bravo” e basta. Amo Napoli e amo i napoletani ma devo purtroppo evidenziare la “mentalità” di alcuni partenopei secondo la quale si stabilisce una sorta di “superiorità” rispetto al prossimo che è ben nascosta dietro un velo di falsa modestia o finta umiltà. Tre ore di musica cantautoriale a tratti di altissimo livello che ti fanno capire quanto il mondo della discografia, e mi duole dire anche il mondo più piccolo della musica live nei locali, non ti dia la possibilità di scegliere. Si sono alternati sul palco artisti con testi molto ironici, idee fresche, gente appassionata, professionisti e non, tutti sotto un unico ideale: esporre il proprio punto di vista. Una nota “dolente” ,se così si può definire, è stata la scarsa presenza di donne sul palco, come se il cantautorato fosse un “mestiere” da uomini. X e Y, gli ideatori della serata anch’essi cantautori, possono ritenersi soddisfatti della loro “creatura”, un’idea che è destinata almeno nella sua parte migliore a diventare un costante punto di riferimento per chi ha voglia di crescere come uomo o donna e soprattutto come artista. L’evento quindicinale è gratuito ed aperto a tutti, a chi scrive musica e parole e anche a chi vuole semplicemente ascoltare, nel rispetto dell’unica norma che vige e cioè silenzio in sala mentre l’artista si esibisce. In coda all’articolo mi sento in dovere di ringraziare chi, mettendo a disposizione struttura e strumentazione solo in nome della buona musica, aiuta la diffusione delle idee “sane” e il contatto umano come Luciano “mastro di chiavi” del Cellar.