Il congresso mondiale dell’IFTR (International Federation for Theatre Research) è con ogni probabilità l’evento accademico più importante nell’ambito degli studi teatrali su scala internazionale con quasi mille relatori che analizzano le arti performative in tutte le sue sfaccettature.
Ospitato quest’anno presso l’University of Warwick in Gran Bretagna dal 28 luglio al 1 agosto, il congresso ha visto, nella sua prima giornata di lavori, una sessione apposita che omaggia la figura di Eduardo De Filippo nei 30 anni della scomparsa. “The Multi-layered Theatre of Eduardo De Filippo”, questo il titolo del panel moderato da Frank Camilleri, direttore del dipartimento di performing arts dell’University of Malta, ha visto tre interventi di tre noti studiosi a livello internazionale del teatro italiano e napoletano, che ripercorrono la carriera di Eduardo partendo dall’ambiente culturale napoletano a lui precedente sino a giungere alla ricezione della sua opera in Gran Bretagna.
Nel primo interessante intervento, Before Eduardo: Theatre Stratification in Late 19th and Early 20th Century Naples, Armando Rotondi, della Nicolaus Copernicus University di Torun (Polonia), ha analizzato la complessa realtà teatrale di Napoli tra ‘800 e ‘900, con le diverse istanze che vedevano contrapposte un teatro capocomicale e dell’attore (Altavilla, Petito e Scarpetta) a un teatro “autoriale” come nei casi di Roberto Bracco aperto ai grandi movimenti europei. Nello stesso periodo si contrappongono il teatro dialettale (con tutti i problemi inerenti al napoletano alto e a quello realistico) ad una produzione in lingua italiana. Elementi questi che si riversano nella produzione successiva di Eduardo e che anzi ne costituiscono la base.
A seguire, con The Theatre of Eduardo De Filippo: Probing into Human Nature, Donatella Fischer, in forze all’University of Glasgow, guarda con efficacia ad alcuni elementi propri dei testi di De Filippo, soffermandosi particolarmente sul rapporto tra realtà, finzione e verità . Analizza il lavoro di Eduardo in un’ottica psicanalitica mostrando come la componente schizofrenica sia importante, se non essenziale, ad esempio, ne Le voci di dentro, ma anche ne La grande magia e Questi fantasmi.
Infine, nel suo contributo Language Stratification in Eduardo De Filippo: The Missed Revolution of Dialect Theatre in Great Britain, Alessandra De Martino Cappuccio dell’University of Warwick mette in luce alcune problematiche linguistiche dei testi di Eduardo, portando a titolo esemplificativo Il sindaco del Rione Sanità nella versione inglese The Syndicate e Filumena Marturano in diverse traduzioni, e realizza un’interessante disamina sulla traduzione teatrale, in particolare sulle difficoltà tra napoletano e inglese.
La sessione, cui è seguito un frizzante dibattito, pur nella grande quantità di eventi del congresso dell’IFTR, ha rappresentato un omaggio ben strutturato ad uno dei più grandi autori teatrali italiani del XX secolo. Un susseguirsi di interventi che allo stesso tempo hanno analizzato diversi aspetti di Eduardo, sia dal punto di vista storico-teatrale che linguistico, ma ha anche rappresentato una progressione cronologica, tanto da trasformarsi quasi in una breve storia del teatro napoletano contemporaneo.
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