Giulietto Chiesa è uno scrittore e giornalista controverso, ma è innegabile che abbia le idee chiare. Chiare sono le sue opinioni sulla e pro Russia e il suo attivismo giornalistico ma anche politico in questo senso. Un attivismo che ha travalicato spesso i confini della carta stampata o delle apparizioni televisive. Si pensi alla sua attività di parlamentare europeo, ma anche alla sua candidatura del 2009 (non andata a buon fine), sempre per Bruxelles, in Lettonia con la lista “Per i diritti umani in una Lettonia unita”, rappresentante la comunità russofona del paese baltico.
Un personaggio controverso, ma sicuramente di richiamo, che ha presentato il 13 giugno scorso il suo ultimo libro, Putinfobia (Piemme 2016), presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in una vera e propria tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Luigi Marino (Presidente dell’Associazione Maksim Gor’kij di Napoli), Roberto Germano (Altanur), Massimo Amendola (Direttore della rivista politica “Città future”) e Federico Scarano (Seconda Università di Napoli).
Il volume di Chiesa, che conta dell’introduzione di Nicolai Lilin, si interroga su alcuni punti che ormai sono cavallo di battaglia del giornalista: è la Russia (e in particolare Putin) il vero nemico dell’Occidente? Sono le sanzioni recenti giuste e utili o in realtà ci penalizzano? E se la Russia fosse invece l’unica vera ancora di salvezza cui aggrapparsi? Chiesa analizza la paura che l’Occidente nei confronti della Russia (e prima ancora dell’Unione Sovietica, seconda potenza mondiale), cercando di ragionare sulle prospettive occidentali uguali a se stesse e su possibili punti di vista differenti.