La corsa di Napoli si ferma tra le prime 77 città. Peccato non avercela fatta, ma è andata comunque bene. Il panel di esperti internazionali, coordinati da Federico Mayol, ex direttore per 12 anni dell’UNESCO, e di cui faceva parte anche Zaha Hadid, ha fatto le sue scelte e tra le 28 che passano alla fase finale Napoli non c’è.
Tuttavia, e lo si scrive senza vena polemica o senza recriminare, leggendo i nomi delle città selezionate, non si può non rimanere sorpresi.
Alcuni erano facilmente intuibili: Londra, Istanbul, Barcellona, Praga, Bangkok, San Pietroburgo, Kyoto, La Havana. Altre un po’ meno, ma, come dire, ci possono stare benissimo (penso a Phnom Penh, Casablanca, Città del Messico, Chicago, Kuala Lumpur, Ho Chi Minh, Vancouver).
Poi vi sono quei nomi che lasciano perplesso il lettore, che è anche votante in questa ultima fase del concorso. Ad esempio Vigan, nelle Filippine, patrimonio UNESCO dal 1999 come una delle meglio conservate colonie spagnole, Reykjavik o Durban.
Al di là di Napoli, è strano pensare come un piccolo centro come quello filippino, di meno di 50 mila abitanti, possa essere entrato in questa cerchia di 28 finaliste, riuscendo a spuntarla con una Parigi, una Roma, un’Edimburgo o una New York, che non è rientrata, a differenza della magnifica Chicago.
Non credo infatti che abbiano lo stesso valore storico, culturale di tanti altri luoghi che pure erano candidati. Sarebbe interessante conoscere i parametri precisi utilizzati dal panel di esperti. Davvero. E non per fare polemica, ma per avere una sorta di guida per poter aspirare ad essere, e mi riferisco ora a Napoli, di nuovo una meraviglia del mondo, al di là del concorso New 7 Wonders. Come ho detto, essere tra le prime 77 è già un buon risultato.
[Photo©Michela Iaccarino]