Leggendo il prezioso e fittamente documentato studio, firmato da Alessia Pirro (ricercatrice specializzata in rapporti tra scrittori e giornalismo), sulla produzione giornalistica di Michele Prisco (1920-2003), tra i massimi scrittori del Novecento italiano, si riflette con intelligenza sul rapporto che intercorse tra l’autore partenopeo e la carta stampata, quella che lui stesso definiva – con sorniona ironia – il suo «secondo mestiere» («Brutalmente, ho sempre considerato il lavoro giornalistico il mio ‘gagne-pain’, diciamo il mio “secondo mestiere”, dal momento che non sono un narratore, anche se di buon successo medio, che possa vivere solo dei rendiconti dei suoi diritti d’autore»), arrivando a considerare finalmente con la giusta misura critica le coordinate fondamentali di una dimestichezza con il mondo delle riviste, dei periodici e dei quotidiani, nazionali e locali, che in Prisco risale agli anni ’40 e ’50, quando cominciano ad apparire su varie testate i suoi racconti (designando quindi una prima fase di ricerca di uno “spazio letterario”), che sfocia nella creazione e direzione de “Le Ragioni Narrative”, fucina di nuovi autori e spazio laboratoriale, e che continua ben dopo gli anni della sua affermazione nazionale come narratore (nel 1966 arriva lo Strega per “Una spirale di nebbia”) e – come è facile intuire – ben al di là di ragioni meramente economiche: il lavoro giornalistico di Prisco, che si distende nell’arco di un sessantennio, appare una sorta di vocazione parallela. Attivo soprattutto per il principale quotidiano di Napoli, “Il Mattino” (ma ha scritto per tutti i principali quotidiani nazionali), dove verso la fine degli anni ’70 lavorò anche come caporedattore dello Spettacolo e critico cinematografico, Prisco fece spesso della cosiddetta “terza pagina” uno spazio di sperimentazione in cui far collidere ed interagire giornalismo e letteratura, in un interscambio che finirà con l’influenzare profondamente e reciprocamente le due parti.
Alessia Pirro analizza per la prima volta questo aspetto della produzione prischiana con dovizia di argomentazioni e ricchezza di materiale documentale (grazie alla fondamentale collaborazione delle figlie dello scrittore, Annella e Caterina, che hanno aperto alla ricercatrice le porte della casa napoletana dello scrittore in via Stazio, consentendole di attingere direttamente ad articoli, appunti, interviste, racconti, materiali vari gelosamente custoditi), oltre che in uno stile limpido e fluente: ne è venuto fuori uno studio rilevante per chiunque voglia addentrarsi nei segreti della produzione dell’autore de “La Provincia Addormentata”.
Alessia Pirro, “Nello Spazio d’un mattino. Un’analisi della produzione giornalistica di Michele Prisco”, Napoli, Loffredo, 2012, pp. 304, € 15,50.