Il lavoro presenta un racconto in immagini di un momento di grande sacralità quasi tutta al femminile. E’ la storia di alcune anziane che per devozione, come ogni anno, si recano al santuario della Madonna di Montevergine ad Avellino in onore della Dea scura, “Mamma Schiavona”. E’ l’alba del 12 settembre 2010, giorno in cui si conclude un ciclo rituale scandito da sette feste dedicate alle sette Sorelle della tradizione mariana: la Madonna dell’Arco, la Madonna delle Galline, la Madonna dei Bagni, la Madonna Avvocata, S. Anna a Lettere, la Madonna di Materdomini, e infine la Madonna di Montevergine. Di queste, l’ultima è quella dalla pelle scura, che per vergogna si nasconde, pensando di essere la più brutta, sulla cima di un’ impervia montagna: quella di Montevergine, per l’appunto. Invece, proprio per questa sua voluta inaccessibilità, finisce per essere la più desiderata, la più bella, la più incantevole di tutte. Lei infatti apre l’Anno sacro, lei lo chiude: la bella Madonna di Montevergine dalla pelle nera. E’ il giorno della Madonna, ma il lavoro fotografico nasconde le sue vesti ed il suo altare per rivelarla solo attraverso i volti delle donne che la vanno a trovare, le loro rughe, le loro mani che stringono rosari, i loro corpi così vicini tra loro come quando ci si abbraccia di fronte ad un prodigio o a momento di vita di inspiegabile forza, e i loro occhi talvolta lucidi in cui traspare una devozione che probabilmente è scritta sulla loro pelle fin dalla loro giovinezza. Il cammino verso il Santuario è cadenzato da un canto corale in cui ognuna regala la propria voce addolcita dalla morbidezza delle luci e dagli occhi lucidi al sorgere del sole ad un altra donna, la Madonna, quando c’è qualcuno che le sta aspettando dalla sera prima raccolto a dormire col viso su un tamburo ai piedi del Santuario solo per sentirle cantare.
Queste le parole con cui Ilaria Abbiento descrive il suo percorso per immagini da oggi esposto sulla Pedamentina, sì proprio in strada, una strada da percorrere con calma a piedi e che oggi ha avuto una ragione di più per essere goduta. Nove sguardi semplici su donne semplici, una lirica di ricerca emotiva, strutturata come un vecchio portfolio, come un bellissimo reportage perpetuo. Nove momenti di un cammino reale e metaforico. Nove fotografie su un muro di tufo hanno la loro poesia semplice ma fin troppo evocatrice. “Salvo mal tempo e in tal caso probabilmente troverà ospitalità in una delle dimore degli abitanti della Pedamentina” aggiunge Ilaria.