La monografica The Mind’s Eye dedicata a Henri Cartier-Bresson, a cura di Simona Perchiazzi, è una mostra dal doppio volto. Da un lato vi sono le opere del grande maestro francese, fondatore, fra le altre cose, dell’agenzia Magnum, e nulla si può dire delle singole foto, alcune delle quali davvero celebri (e quindi di richiamo per uno spettatore anche generico). L’arte fotografica di Cartier-Bresson cercava di racchiudere l’eternità in un attimo. E questo aspetto è ben chiaro anche dal suggestivo titolo scelto per la mostra.
Ma, al di là delle singole, ineccepibili foto, vi è un’altra mostra che lascia, a mio avviso, perplessi. Ci si sofferma sulle specifiche foto, le si commenta, le si ammira, ma nell’insieme The Mind’s Eye sembra non avere un’organicità. In poche parole non sembra delineare un percorso che possa permettere al visitatore di penetrare nell’arte di Cartier-Bresson.
Al di là della lunga citazione iniziale dello stesso fotografo in francese e in italiano, mancano completamente didascalie esplicative sui temi che di volta in volta le foto mostravano-affrontavano. Non era chiaro, in buona sostanza, l’ordine con cui le opere erano esposte: non per tema e/o argomento; non per tipologia (ritratti, reportage etc); non per geografia; non per cronologia. Così, ad esempio, i “ritratti” di Sartre e Giacometti erano vicino ad altre immagini con cui sembravano cozzare.
Un peccato, perché le singole foto sono incredibili (e da Cartier-Bresson non è lecito aspettarsi altro), ma la confusione e la mancanza di un percorso rende impossibile anche concepire un catalogo (peccato che non ci sia, o almeno non l’ho trovato al bookshop). Ma The Mind’s Eye vale comunque una visita, anche per il prezzo davvero competitivo (5 euro, 4 ridotto).
Al Pan, Via de’ Mille 60, Napoli, sino al 28 luglio.