«Attenzione alla puttana santa» recitava il titolo di un film dei primi anni ’70 del grande Fassbinder (girato in parte a Sorrento): ma quello era un film sul cinema e la meretrice era una metafora della cinepresa; eppure la protagonista de La venere dei terremoti, il bel romanzo del drammaturgo Manlio Santanelli (Photo©Michela Iaccarino), uno dei più acclamati della Nuova Drammaturgia Napoletana che fu (Uscita d’emergenza, Il Baciamano, Regina madre), ci richiama alla mente quel titolo per la sua peripatetica filantropia… Donna Fortuna è una donna di incantevole formosità sposata a un macellaio/ boss della malavita; per lei perde la testa, fino allo struggimento di sé, il timido Geometra Luigino Impagliazzo; ma, ad un certo punto, la Fortuna (la donna e la dea bendata) sembra volgere dalla sua parte…
In 80 pagine che si leggono tutto d’un fiato, Santanelli ambienta nel Gran Teatro all’aperto della Sanità di inizio anni ’80 questa storia di sentimento e passione ricorrendo ad uno stile che è il vero punto di forza dell’operina: un pastiche linguistico modulato con intelligenza, composto di continui dialettismi deformati in senso espressionista, arditi neologismi, invenzioni linguistiche sorprendenti, un discorso diretto libero che è tutt’uno con l’intervento del narratore-autore, digressioni pindariche, calembour comico-grotteschi, diretta emanazione dello spirito della vicenda.
Manlio Santanelli, La venere dei terremoti, edizioni Caracò, 2012, 80 pp., € 10.
Scheda: http://www.caraco.it/site/caraco/scheda-la-venere-dei-terremoti/