di Armando Rotondi
La Mondadori di piazza Trieste e Trento ha chiuso il 25 marzo 2012 dopo essere stata inaugurata appena 8 mesi prima. Non è la prima chiusura di una libreria a Napoli negli ultimi tempi e sembra che non sarà l’ultima.
È una notizia che sorprende e ha sorpreso in molti la chiusura della Mondadori, in primo luogo per il nome e il marchio, che, seppur in franchising, appaiono così forti che avrebbero fatto pensare ad una vita certamente più lunga. Ma sorprende ancora di più come la vicenda sia stato solo poco presa in considerazione dalla grande stampa locale, come “Repubblica” e “Corriere del Mezzogiorno” con un articolo a testa e con quello del “Corriere” solo a posteriori. All’indomani della chiusura di Mondadori si è parlato nei social network, e nelle pagine “napoletane” di letteratura, di vera e propria strage, poiché la fine di questa nuova libreria segue le tante “morti” culturali che hanno, drammaticamente, caratterizzato il nostro territorio.
Una riflessione, quindi, è d’obbligo e sarebbe il caso di aprire un dibattito. Come giovane alle prime armi nella carriera accademica, presidente di un’associazione culturale a Napoli e come, soprattutto e almeno in questo caso, editore indipendente, mi piacerebbe che la questione fosse posta alle istituzioni e che si aprisse un tavolo di discussione definitivo. Perché stanno chiudendo le librerie? Perché nessuno fa nulla? È toccato in passato alle due Internazionali, quindi alla storica Guida Merliani che si è vista il fitto del proprio spazio moltiplicarsi esponenzialmente, poi alla Marotta di Via Dei Mille e alla Mondadori di Piazza Trieste e Trento. Sembra vicina, almeno stando alle ultime notizie trapelate, la chiusura di FNAC al Vomero per fare spazio a MediaWorld (e, ad essere sinceri, meglio MediaWorld che un fast food) e voci, quindi non confermate né attendibili (anzi spero non attendibili e che vengano smentite), dicono che a rischio chiusura ci sarebbe anche Guida Portalba. Si tratterebbe di un vero shock culturale perché Guida Portalba è, a Napoli, la Libreria per eccellenza, una vera e propria icona.
Certo, qualcuno potrebbe dire che FNAC non ha la stessa valenza culturale di Guida Merliani, perché la prima è grande mercato di libri, DVD e tecnologia aperto a tutti, mentre la seconda rappresenta il vero luogo dei libri per i veri appassionati dove si può trovare il vero libraio. Come editore credo che questo sia solo parzialmente vero e che entrambi abbiano una valenza culturale importante, perché, in primo luogo, è importante come il fruitore vive il luogo e il prodotto. Posso perdermi in un mondo da FNAC, Mondadori, come da Guida. Sono tutti da salvaguardare.
Perché le chiusure? Sono state dette molte cose, in primo luogo i prezzi degli affitti, ormai esorbitanti. V’è, tuttavia, una cosa che stupisce, ovvero il silenzio delle istituzioni. Mi chiedo, infatti, come mai sia possibile che, in una città dove si punta al rilancio culturale con, ad esempio, il Forum 2013 e la Coppa America, il Comune e l’Assessorato alla Cultura non abbiano speso una parola pubblicamente sulla drammatica situazione delle librerie a Napoli. Le librerie, tutte, fanno cultura.
Concordo con il pensiero di alcuni colleghi quando affermano, ad esempio, che la soluzione è unica e risulterebbe, purtroppo, difficilmente praticabile: il Comune dovrebbe destinare delle cubature non occupate a prezzi calmierati agli esercizi storici del settore, rischiando, tuttavia, polemiche scatenate da parte di coloro che non ne potrebbero beneficiare. Un esempio di questo sistema viene da Berlino dove l’Amministrazione pubblica concede gratis o anche a fitto simbolico di soli 100euro al mese spazi per far nascere iniziative culturali di vario genere, le quali hanno la possibilità di fiorire commercialmente, ingrandirsi e valorizzare il territorio.
Soluzioni difficili. Ma è un dibattito è d’obbligo. Noi siamo disposti ad aprirlo e a parteciparvi.