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Incontro con Giuseppe “Peppart” Avolio, autore di “Non mi resta che… vignettarlo”

Incontro Giuseppe Avolio – nome d’arte (regalo di alcuni amici) Peppart – direttamente al PAN, il Palazzo delle belle Arti di Napoli. Quando arriva sono già in giro fra le sue opere (vignette e caricature) dedicate a Massimo Troisi e raccolte in una personale che sarà ospitata dallo storico palazzo fino al prossimo 16 settembre.

Lo confesso, fin qui non ho seguito molto il genere, diciamo che non mi piaceva particolarmente. Adesso ho capito però che era perché non avevo capito bene il senso di questa forma grafico-artistica. Primi di lui altri – Forattini in testa (che scopro essere uno dei suoi idoli principali), ma anche Vauro e Tullio Pericoli – non mi avevano aiutato a comprendere appieno la particolarità di quest’espressione che si sviluppa soprattutto nel primo Novecento. Nate come colonne fumettistiche e satiriche sui giornali, le vignette avevano soprattutto un ruolo di pausa divertente tra un articolo e l’altro. La vignetta d’autore è un’arte che vede l’intervento di varie qualità da parte dell’artista – coraggio, cuore, tecnica, indipendenza – e che viene inserita a pieno titolo nelle arti figurative.

Quello di Giuseppe Avolio, artista e disegnatore dotato di scoppiettante creatività, è un modo nuovo di interpretare la satira contestualizzata nel mondo del cinema, della cultura e dello sport. Le sue tavole s’inquadrano nella tipologia della vignetta umoristica con qualche virata verso la satira politica e di costume. Nato a Napoli, e da questa città così carica di arte e cultura influenzato, Peppart si è avvicinato da piccolo al disegno, utilizzando qualsiasi pennarello o matita gli capitasse a tiro. Dopo una lunga gavetta artistica, ha le prime esperienze nel mondo dello sport, collaborando con programmi di settore campani. Continua poi a muoversi nell’ambito della musica e del cinema, oltre che della cultura e dell’arte in generale. La passione per Massimo Troisi nasce da lontano. Avolio lo ritiene, naturalmente insieme a Totò ed Eduardo, uno dei principali rappresentati della cosiddetta “nuova napoletanità”, ovvero di quel costume napoletano slegato dai vecchi luoghi comuni e dagli inutili quanto dannosi cliché, ed ecco spiegato il motivo di una mostra tutta dedicata al grande comico e attore sangiorgese purtroppo prematuramente scomparso. Peppart adora tutto di lui, in particolare la sua freschezza e la grande naturale spontaneità. In effetti, l’immediatezza delle forme e della comunicazione artistica è stata una delle più grandi qualità espressive di Massimo Troisi.

La mostra Non mi resta che… vignettarlo è al momento ospitata nello splendido palazzo di via dei Mille a Napoli e, cominciata il 16 luglio scorso, andrà avanti fino al prossimo 16 settembre.  L’esposizione ripercorre in un vero e proprio viaggio l’intera filmografia di Troisi raccogliendo ben 45 fra caricature a mano libera e disegni direttamente ricalcati sulle locandine dei  film e poi elaborati al computer con una tecnica particolare appositamente realizzata dall’artista che, fra l’altro, tiene lezioni e laboratori artistici a studenti di scuole superiori e medie. L’effetto è fresco, curioso e davvero “moderno”, nel senso che si tratta di qualcosa poco visto in precedenza: i tratti del viso sono sì ricalcati ma, nello stesso tempo, ridisegnati in maniera molto divertente con una sorta di sovrapposizione/montaggio che lascia inalterata buona parte della locandina stessa, soprattutto il resto del corpo e la restante porzione di fotografia del manifesto promozionale originale. Il lavoro di Giuseppe Avolio prevede un recupero di quanto già presente da rimaneggiare per offrire nuove pennellate di colore e visioni che si allacciano alla contemporaneità. Mi sono divertita molto a riconoscere nelle caricature i tratti dei vari personaggi ritratti: dopo ovviamente Troisi, ci sono, fra gli altri, Maria Grazia Cucinotta, Renato Scarpa, Marcello Mastroianni, Giuliana de Sio e Roberto Benigni. Peppart è molto legato al personaggio del Postino (forse anche perché è stato lui stesso portalettere e c’è quindi anche un riferimento “romantico” e personale) e dunque anche alla relativa locandina vignettistica, che è forse tra le più belle dell’intera mostra. Bello anche il ritratto de La Smorfia di Massimo con Enzo Decaro e Lello Arena. Speranzosa, gli chiedo come ultima cosa se abbia materiale per una mostra anche su di loro e la risposta, per fortuna, è affermativa: uno dei prossimi progetti è proprio una mostra di vignette dedicata all’indimenticabile trio. Con questa promessa esco del Pan ancora più soddisfatta.

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