Fortunato Calvino è uno di quei napoletani di cui vantarsi: scrittore, drammaturgo e regista napoletano.
Il 20 luglio ha presentato a Sorrento il suo teatro nello scenario suggestivo del Bastione di Parsano, come primo appuntamento della rassegna “E…state in arte”: una serata condotta con la consueta passione da Carlo Alfaro, con la lettura di brani dell’autore da parte dei importanti attori del teatro nazionale Paola Fulciniti, Carlo di Maio e Ivano Schiavi, e un commento della studiosa di teatro Antonia Schiavone, autrice di una tesi di laurea sull’opera le maestro e sua appassionata critica.
Una serata di particolare tonalità artistico e culturale, con grandi emozioni durante la drammatizzazione dei brani, tratti da La statua, racconto sospeso tra l’onirico e il reale di due barboni innamorati di una statua, simbolo di donna agognato e impossibile, Ordinaria violenza, sul lacerante tema della violenza sulle donne, entrambi compresi nell’ultima raccolta del maestro, Bulzoni Editore, e Il senso nascosto, lacerante incontro la vigilia di Natale tra un uomo e un giovane prostituto, occasione per scandagliare due animi devastati dalla solitudine e dal dolore di vivere. Il maestro, che ha colpito tutti per la sua semplicità ed umanità, a fronte dell’importanza della fama che lo investe, ha rivelato a Carlo nella vivace intervista di aver imparato ad amare il teatro folgorato dalle personalità di Eduardo De Filippo e Peppino Patroni Griffi, e di considerare l’affetto del pubblico il suo premio più grande, pur avendo conquistato i riconoscimenti più prestigiosi nella sua carriera, con opere come Cravattari (nome col quale vengono definiti gli usurai a Napoli), in cui descrive il dramma dell’usura che soffoca l’economia e riduce alla disperazione le esistenze, che gli vale il Premio Giuseppe Fava 1995, il Premio Girulà 1996, il Premio Speciale Giancarlo Siani 1997, Maddalena, che racconta la storia di una malata di mente e le sue difficoltà di reinserimento dopo l’esperienza del manicomio, e gli fa conquistare il Premio Enrico Maria Salerno 1996 e il Premio Teatri della Diversità 2001, Malacarne, che gli vale il Premio Calcante (SIAD) 2002, il Premio Girulà per la migliore regia a Carlo Cerciello 2003 e il Premio Girulà a Maria Luisa Santella come migliore attrice non protagonista 2006, Adelaide, Premio Girulà ad Imma Piro come migliore attrice non protagonista 2005, Lontana la città, finalista al Premio Riccione 2005, Cuore nero, tormentata storia d’amore omosessuale tra due camorristi, Premio Calcante (SIAD) 2009 e Premio Girulà come miglior attore giovane 2009 a Ivano Schiavi. Il dolore per l’impossibilità di futuro, la solitudine lacerante, la violenza di un mondo disperato e disperante, l’incomunicabilità, l’emarginazione e la deriva sociale i temi cari all’autore, che dipinge affreschi di napoletanità autentici e mai scontati.