A otto anni dall’ultimo film, Quartetto, curiosa ronde sentimentale tutta al femminile e girata in digitale, Salvatore Piscicelli torna sulle scene con una nuova opera, ma questa volta è un romanzo, il suo terzo libro per la precisione, dopo l’esordio con Baby Gang (1992, poi anche un suo film) e La neve a Napoli (1996). Vita segreta di Maria Capasso racconta – con l’incedere nervoso ed incalzante di una prosa che, pur corroborata da dialoghi secchi ed essenziali di per sé “cinematografici”, aspira ad essere valutata nell’ambito della pura dimensione letteraria – le vicende di una donna della Napoli contemporanea, una quarantenne piacente e orgogliosa che, tra mille difficoltà, è riuscita a crearsi una vita relativamente serena, riscaldata dall’amore del marito operaio e dei tre figli. Ma quando la malattia le porta via il marito, la situazione precipita. Divenuta l’amante del proprietario di un autosalone invischiato con la malavita, Maria accetta la proposta di portare – per conto di quest’ultimo – un carico di droga da Napoli alla Svizzera: è l’inizio di una spirale che la condurrà in un viaggio ai confini di sé stessa, ad un passaggio «dal familismo amorale al familismo criminale» (si legge in quarta di copertina).
Piscicelli (Pomigliano d’Arco, 1948), regista e critico cinematografico, autore di pietre miliari del cinema italiano degli ultimi trent’anni e capofila (con Massimo Troisi) di un nuovo percorso cinematografico, inaugurato alla fine degli anni ’70 con Immacolata e Concetta, che ha preso a raccontare Napoli senza indulgere in frusti stereotipi (ne raccoglieranno bene la lezione i vari Martone, Capuano, De Lillo, Incerti, Corsicato), con un’attenzione peculiare all’antropologia delle periferie, mescolando gli elementi bassi delle pulsioni elementari in contesti popolari con i riferimenti alti dell’adorato melodramma (su tutti, ovviamente, Sirk e Fassbinder), si muove a suo agio nel contesto della Napoli odierna, sospesa tra la frenesia dei ritmi cittadini e la sospensione di ritualità antiche (splendide le pagine dedicate alla processione dei fujenti di Pomigliano d’Arco), disegnando un memorabile personaggio femminile – a suo modo quasi un’eroina fassbinderiana – su cui cala uno sguardo assolutamente neutrale, attento a non far trapelare giudizi, teso a far emergere le sfaccettature di una complessa evoluzione psicologica. Sullo sfondo, ovviamente, le aberrazioni della recessione economica contemporanea, capaci di far sprofondare nella miseria fisica e morale anche le personalità più forti ed intransigenti, ed una Napoli colta nella sua dolente fissità, in un esasperante immobilismo solo apparentemente contraddetto dal «falso movimento» di una socialità magmatica e caotica.
Salvatore Piscicelli, Vita segreta di Maria Capasso, Roma, E/O, 2012, 320 pp., € 18,50.