Da anni, ormai, si insiste sul focalizzare l’attenzione ‘sul recupero e la valorizzazione del patrimonio’, sia esso storico, culturale o artistico. Si fanno campagne di salvaguardia, si organizzano eventi, manifestazioni o raccolte fondi, ma poi sui giornali si legge di casi di chiusura o fallimento di botteghe storiche, di angoli del passato e della tradizione delle città. È il caso della notizia della chiusura di Guida Merliani, storica libreria del Vomero, che chiuderà i battenti a causa di un rincaro dell’affitto, riducendo quindi ad una, quella di Port’Alba, le sue sedi napoletane. Alla scadenza del contratto di locazione, l’importo da pagare per i locali che ospitano la libreria dal 1974 sarebbe stato di circa il quadruplo…assolutamente insostenibile.
Giù le saracinesche, quindi, per l’ennesimo pezzo di storia della città che non riesce a far fronte alle pesanti attuali condizioni economiche. Il momento storico, si sa, non è felice per nessuno: difficoltà ad investire, a sopportare i contraccolpi dei cali di vendite, sono solo alcuni dei problemi che i commercianti, di ogni genere, devono affrontare e cercare di superare per poter portare avanti la propria attività. Per quanto riguarda il mercato del libro, ad aggravare ulteriormente la situazione subentrano altri due fattori: in primo luogo il web, dove si possono reperire moltissimi libri, anche a titolo gratuito, in formato digitalizzato, nonché la diffusione (per ora ancora discreta) degli e-reader, dispositivi che sostituiscono il libro cartaceo con la sua versione ‘informatica’; in secondo luogo, la diffusione crescente e capillare dei megastore, che hanno minori difficoltà ad ammortizzare gli ingenti costi della distribuzione (in quanto case editrici/punti vendita) e che dispongono di maggiore potenziale di investimento. Sono ovviamente loro, le grandi catene di librerie, come la Feltrinelli, ad uscire vincenti nel confronto con le piccole realtà radicate da decenni sul territorio, molte delle quali rischiano di soccombere. Basti pensare che nel giro di pochi anni, a Napoli hanno chiuso circa una decina di librerie indipendenti, tra cui Libri&Libri, De Simone e Marotta, un patrimonio inestimabile andato perduto. I pochi che resistono lo fanno a fatica, puntando sulla storia della propria realtà e sulla particolarità delle pubblicazioni. Tra loro Colonnese, libreria antiquaria fondata nel 1965 da Gaetano Colonnese, e gestita dopo la sua scomparsa dalla moglie Maria e dai figli Edgar e Vladimiro, che ha ampliato la propria attività anche nel campo delle iniziative culturali, e la Libreria Fiorentino, fondata nel 1936, nella quale si continua a portare avanti l’antica tradizione libraria.
Realtà come Colonnese, Fiorentino, e tante altre, non solo nella città di Napoli, andrebbero decisamente tutelate, magari individuando degli interventi concreti di valorizzazione di quello che costituisce un’ulteriore componente del patrimonio culturale, ma soprattutto umano, del nostro Paese.