Napoli ed un certo tipo di “napoletanità” sono fotografati da Pino Imperatore (nel suo clamoroso “bestseller” edito da Giunti: 30.000 copie vendute in pochi mesi) utilizzando l’arma dell’ironia e del sorriso beffardo. Luoghi comuni, cliché, tradizioni, sono messe alla berlina e sdoganate sotto l’egida del ridicolo. Ne esce fuori uno spaccato di vita sociale legato agli ambienti della malavita organizzata ma diverso dal solito, diverso dalla percezione comune del “fenomeno” camorra.
Per la prima volta, forse, analizzando la vita di tutti i giorni di una famiglia napoletana che vive nel quartiere Sanità, ci troviamo a dover fare i conti con le diversità di pensiero e di azione che possono coesistere in un tipo di realtà che noi, bravi cittadini, vediamo sotto la lente di ingrandimento della negatività. Le avventure che vivono gli Esposito sono tragicomiche ed è davvero difficile non simpatizzare per Tonino piuttosto che per sua moglie, piuttosto che per i suoi figli e parenti. Tonino è un camorrista che il camorrista non lo sa fare ed anche se il termine “camorra” non è mai usato all’interno del libro, si capisce con che tipo di socialità abbiamo a che fare. Tonino è pauroso, insicuro, amante della casa e della famiglia, suo padre gli lascia la scomoda eredità del cognome che porta ma non gli lascia il ruolo di capo proprio per la mancanza di sentimenti negativi e crudeli. Tonino è un buono, lo capiamo fin dalle prime pagine: eclatante è il suo cedere alla richiesta di un commerciante che gli chiede di risparmiare, vista la crisi, la tangente mensile. Il protagonista non solo accetta ma addirittura per giustificare al capoclan la mancanza di ben tremila euro, decide di metterceli di tasca propria.
La famiglia Esposito è amante del lusso, del cibo, degli animali esotici, dei centri commerciali, tutto sommato rappresenta un certo tipo di famiglia moderna al passo con i tempi, in essa si mischiano le anime di Napoli, quella legata alla tradizione folklorisitca, quella legata alla vita dei quartieri, quella legata alla globalizzazione.
L’invenzione letteraria è anche il pretesto nemmeno tanto velato per raccontare Napoli e le sue innumerevoli storie succedutesi nel corso dei secoli. Non sapremo mai se il Capitano, personaggio che Tonino incontra al cimitero è frutto della sua immaginazione o è reale, quel che è certo è che si incastra bene nella tradizione partenopea piena zeppa di storie di fantasmi.
Una vera novità nel panorama letterario, un libro scritto con grande attenzione dei particolari e che colpisce, nonostante la minuziosità delle descrizioni, per il suo saper arrivare in maniera semplice al cuore di chi legge, un testo che regala la speranza di credere che un futuro migliore sia possibile.
Salvatore Aulicino