Dopo la doppia partecipazione (padiglione italiano e cubano) alla Biennale d’Arte di Venezia del 2011 e lunghe presenze dal 1996 di mostre in tutta Italia (tra cui nel 2007 a Capri) ed all’estero, approda a Napoli, Alessandro Busci. Al Blu di Prussia, lo spazio elegante e multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino (via Filangieri, 42): espone con un’interessantissimo allestimento, fino al 28 aprile, le opere pittoriche dell’artista milanese.
Ovunque, Busci prende da sempre, come oggetto d’analisi dei suoi lavori le città. Milano-Napoli è il titolo di questa mostra che segue la rotta indicativa di un percorso figurativo ben delineato, scelto, sintetizzato e ovviamente a lungo studiato. Il giovane artista lombardo nasce a Milano nel 1971, dove vive e lavora, si laurea nel 1996 in Architettura presso il Politecnico di Milano, Busci fa delle città, ora con la sua archeologia industriale, ora con i suoi nuovi edifici ben strutturati e sfavillanti il suo campo d’indagine. Un cambo di buio e bagliori, stranamente mai sterile.
Per questa mostra, che rinverdisce il rapporto di collaborazione con la galleria Antonia Jannone di Milano, l’artista (nello spazio di via Filangieri sono in mostra ventisei opere: ventuno “Smalti su metallo”, di diverso formato, e cinque “Carte” di 27 x 40 cm realizzate con inchiostri e smalti su carta giapponese foderata su lino) ha realizzato alcune opere “napoletane” concentrando la sua ispirazione su alcuni luoghi simbolo della città, come piazza del Plebiscito, il giallo di Napoli, “Napoli faro verde”, e l’aeroporto di Capodichino.
Una ricaduta interessante sul corpo della città, e non una mostra astratta o priva di collegamenti con il territorio, con una città come Napoli che nel corso dei secoli ha continuamente ispirato pittori italiani e stranieri con i suoi scorci paesaggistici, le marine, i monumenti. L’elenco sarebbe lungo ed anche ben noto a chi si occupa di arte come anche di architettura.
Un’altra peculiarità che contraddistingue questo artista, e che sembra materialmente affine ai suoi soggetti, è la scelta del supporto: ferro, lastre Cor-ten (una lega speciale ideata per ponti ed edifici ad alta resistenza alla corrosione e alla tensione in termini di peso) sulle quali interviene con acidi, acrilici e smalti a creare immagini di sicuro effetto, dove l’ossidazione delle lastre rimanda allo spettatore non solo una scansione cromatica gesturizzata, involontaria, poichè seconda dell’inclinazione della lastra l’acido reagisce gesturizzandola dove poi l’artista interviene nuovamente; ma al contempo l’opera si mostra fatta da una granulosa materia di smalti che insieme all’ “assemblaggio” o per meglio dire la traduzione sintetica delle immagini delle città prese in esame, Milano e Napoli – non l’icona da cartolina per intenderci – contemporanee, vissute, cupe e capaci di accendersi nel fulgore delle loro luci artificiali realizzate con pennellate veloci e gestuali, crea un mix che fa del suo operato uno dei più interesseanti e mai banali del panorama italiano.
Una visione sicuramente interessante e da non perdere. Un pittore da conosce.