Non siamo particolarmente interessati agli exploit da guinness dei primati, ma la storia del «film più lungo del mondo» la vogliamo proprio raccontare. Oggi, 7 marzo, alle 18 al Museo Hermann Nitsch di vico Lungo a Pontecorvo a Napoli verrà presentato Tristanoil di Nanni Balestrini e, per l’occasione, verrà anche inaugurata una mostra di 15 tavole fotografiche ispirate al film. 2400 ore complessive di proiezione in loop (su hard disk) fino al 20 aprile per l’“infinito-metraggio” (la definizione è di Mario Franco) dello scrittore e poeta visivo milanese, classe 1935, uno dei protagonisti dell’avanguardia letteraria del gruppo ’63: viene esteso alle immagini il principio che fu alla base dell’elaborazione di Tristano, “antiromanzo” pensato fin dal 1966 ma realizzato solo 40 anni dopo: con l’ausilio di un software, le unità narrative base del romanzo venivano mescolate in una sequenza infinita di combinazioni, ognuna costituente una copia unica numerata del volume. Il concetto di creazione letteraria veniva così azzerato, portando alle estreme conseguenze la cupio dissolvi che fu del dada, ma aprendo anche alla sinergia con le dinamiche vitali dell’universo e abbattendo le invisibile “mura di Gerico” che dividono autore e spettatore.
Tristanoil è l’applicazione all’audiovisivo dello stesso principio aleatorio: alla neutralità dell’elaboratore elettronico è affidata la combinazione di 150 clip (sequenze dal telefilm Dallas, scene di disastri ambientali, la vita frenetica delle Borse mondiali, episodi di cronaca), mentre brani di poesie dello stesso Balestrini vengono sminuzzati in un maelström sonoro che irretisce anche qualsiasi tentazione di continuità acustica, il tutto omogeneizzato da un “effetto olio” che avvolge le immagini come unico trait d’union visuale.
Già presentato all’ultima edizione di Documenta di Kessel, in Germania, laboratorio permanente sullo stato del rapporto tra arte e ambiente, Tristanoil affronta il problema dei disastri provocati dall’egemonia petrolifera nel mondo come pure dei risvolti nodali legati al suo esaurimento e delle speculazioni finanziarie da esso alimentate; Balestrini si tiene tuttavia lontanissimo dagli schemi narrativi da reportage e dalle griglie critico-interpretative da documentario classico, imbastendo un opera-monstrum che sfida all’estremo le abitudini percettive dello spettatore, invitandolo a colmare le vertigini di senso con l’ausilio della propria sensibilità. È un’opera che sfida anche il concetto di unicità del prodotto d’arte, critica la massificazione della fruizione artistica, invita a liberarsi della pigrizia percettiva che affligge miliardi di occhi accecati dalla lobotomizzazione televisiva e dei «nuovi media».
Per tutte le info: http://www.museonitsch.org/eventi/tristanoil
Una clip dell’opera: http://www.youtube.com/watch?v=cEG5FjllMps