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Cinema

Venezia 70: Leone d’oro all’Italia, ma a vincere davvero sono le emozioni

Gianfranco RosiSi chiude all’Italiana la 70° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con il Leone d’oro per il miglior film a Sacro GRA di Gianfranco Rosi (foto: labiennale.org).

Si tratta innanzitutto di un film documentario e dunque non narrativo nel senso classico del termine che racconta una realtà a noi molto vicina: Il Grande Raccordo Anulare di Roma è, infatti, una realtà romana nota a molti nonché una delle caratteristiche della città. In Sacro GRA si racconta un angolo del nostro paese; il regista ha lavorato a questo progetto per due anni, girando e perdendosi con un mini- van sul Grande Raccordo Anulare. Lo scopo era quello di scoprire i mondi invisibili di questo luogo e il futuro possibile che si nascondo dentro il frastuono della città e del Raccordo. È proprio con un film del genere, infatti, che si pone l’attenzione su mondi inesplorati altrimenti invisibili e ignorati nel quotidiano. Mondi nei quali si distribuiscono i personaggi più originali. Per esempio vediamo la vicenda di un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale ai margini del Raccordo;  un botanico con le sonde sonore e le sue pozioni cerca di liberare le palme della sua oasi dalle larve. Come queste, altre storie caratterizzano il mondo popolare su cui Rosi ha posato lo sguardo della macchina da presa e che gli è valso, meritatamente, il premio più prestigioso della Mostra.

Ma l’Italia non ha conquistato solo il Leone d’oro, superando validissimi candidati come Stephen Frears, Philippe GarreL, Xavier Dolan e altri. La Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile è andata, infatti all’ottantaduenne attrice italiana Elena Cotta per il film di Emma Dante, Via Castellana Bandiera. La storia racconta di due donne che si incrociano nella strada che ha dato il nome al film. Siamo a Palermo e il conflitto si genera nel momento in cui le due donne, ognuna alla guida della sua auto, non vogliono cedere il passo all’altra. Inizia così un duello di sguardi e silenzi che cadenza tutta la vicenda, come nei migliori western, in cui i protagonisti si sfidano a duello sotto il sole cocente della città, così il film della Dante si può definire una sorta di “Western metropolitano”. La Cotta alla cerimonia di premiazione ha ringraziato innanzitutto il marito, col quale ha di recente festeggiato le nozze di Diamante e si è ritenuta soddisfatta di aver ricevuto un premio del genere a questo punto della sua carriera. L’attrice nel film non pronuncia una parola, ma la sua mimica facciale è intensa ed espressiva.

Il Leone d’argento alla migliore regia è stato invece assegnato a Miss Violence di Alexandros Avranas. Una storia forte, quella di Miss Violence che racconta dell’undicenne Angeliki che si butta giù dal balcone e muore con il sorriso stampato in volto. Da questo momento inizierà un’indagine sulla vita della ragazzina. I motivi che si nascondono dietro l’apparente suicidio e tutto quello che riguarda la sua famiglia. Miss Violence si è aggiudicato anche la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile che è andata all’attore Themis Panou.

Tra i film più apprezzati alla Mostra c’è anche Philomena di Stephen Frears, l’unica commedia mainstream presentata alla 70a Mostra che racconta la storia di un’infermiera irlandese che, rimasta incinta in gioventù, vuole ritrovare dopo molti anni il figlio che le suore presso cui viveva mandarono in adozione portandoglielo via. Una vicenda toccante e piena di sentimento che ha commosso il pubblico ottenendo il premio per la migliore sceneggiatura scritta da Steve Coogan.

Per la sezione Orizzonti, il premio per il miglior film è andata a Eastern Boys di Robin Campillo; per la migliore regia, il premio Orizzonti è andato invece a Still Life di Uberto Pasolini. La vicenda racconta di un impiegato che ha il compito di provvedere alla sepoltura delle persone i cui parenti sono introvabili. La sua missione è pertanto quella di dare dignità in morte a quelle persone che non ne hanno avuta in vita, componendo con grande sensibilità gli elogi funebri. Un giorno il suo vicino Billy Stoke muore  e lui si prodigherà nella ricerca dei parenti affinché il suo funerale non sia una triste cerimonia senza nessuno.

Il film di Philip Groning che ha ricevuto il premio speciale della giuria Die frau des polizisten, racconta invece di violenza domestica in un interno tedesco. Una storia che comincia come un normale ritratto familiare, per poi svelare la violenza tra marito e moglie. Il regista ha voluto mostrare gli sforzi di una madre per salvare l’anima della figlia mentre lei affonda sempre più.

Alla fine di questa carrellata dei premi più importati della Mostra di Venezia, chiudiamo con una giovane promessa del Cinema, Tye Sheridan, giovane attore che ha esordito al Cinema con Terrence Malick e che ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni al giovane attore emergente.

Quello che si può dire, a Mostra ormai conclusa, è che l’edizione del 2013 è stata caratterizzata soprattutto dai temi della famiglia, della vita, i grandi motivi e sogni dell’esistenza dell’uomo sulla terra. Il discorso della sopravvivenza, il senso della vita, le emozioni che spesso ci guidano nelle nostre scelte. Ogni film infatti, a suo modo, si interroga su queste grandi tematiche che hanno molto a che vedere con la sostanza di cui è fatto l’uomo: le emozioni. I suoi continui tentativi di dare un senso compiuto all’esistenza. Tutto questo per poter dire, come dice Sandra Bullock nel finale di Gravity di Cuaron: “Comunque vada, non è colpa di nessuno. Sarà stato un viaggio meraviglioso comunque”.

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