Della prima generazione del cosiddetto Nuovo Cinema Napoletano (Martone, Capuano, De Lillo, Incerti, Fiume, ecc.), il nome di Sandro Dionisio (che pure con i nomi citati aveva lavorato fianco a fianco in molti loro lavori) è il più ingiustamente sottovalutato e sottoutilizzato. Napoletano, classe 1959, un passato da musicista (era il vocalist dei Panoramics, gruppo pop progressive napoletano anni ’80: cercare le loro performance su youtube), allievo al Centro Sperimentale di maestri del calibro di Giuseppe De Santis, Dionisio è uscito alla ribalta, dopo una serie di cortometraggi notevoli (da segnalare Solo agli occhi e Compleanno, rispettivamente dalle amatissime Anna Maria Ortese e Mariateresa Di Lascia), con La volpe a tre zampe (2003), delicato bildungsroman ambientato nella Napoli del dopoguerra e tratto dal romanzo di Francesco Costa, premiato a Giffoni ma mai distribuito in sala (uno dei tanti film invisibili del cinema italiano di inizio millennio), in una vicenda che ha fatalmente rallentato la carriera del nostro.
Ma Dionisio è uomo e cineasta tenace e con la sua casa di produzione Cetra, in partnership con la Pablo di Gianluca Arcopinto, ha realizzato Un consiglio a Dio (2002), presentato al Festival del cinema di Pesaro e ora in dvd per benemerita iniziativa di CG Home Video (euro 9,99). Tratto dal monologo teatrale Il trovacadaveri di Davide Morganti, Un consiglio a Dio è una docufiction che tratta del tragico e attualissimo tema dei migranti, di quelli che a migliaia, provenienti da tutti i sud del mondo e in particolare dall’Africa, si riversano sulle coste italiane alla disperata ricerca di un futuro: Vinicio Marchioni è un “trovacadaveri”, un antieroe sgradevole e umorale ma dotato di una sua paradossale umanità che smaschera tanta ipocrisia borghese sul tema, che su una spiaggia senza nome raccoglie i cadaveri dei migranti che arrivano dal mare: tuta scura, cappello grigio, sandali ai piedi e guanti giallo-blu da piatti alle mani, Marchioni costruisce abilmente un personaggio che è metonimia della cattiva coscienza dell’Italia e del cosiddetto Occidente civilizzato; al monologo crudo e grottesco del protagonista si alternano sequenze documentarie in cui parlano extracomunitari che ce l’hanno fatta, emblemi di integrazione riuscita: giovani di Tunisia, Marocco, Burkina Faso, Togo, ma anche India e Albania, che hanno sfidato la morte per giungere in Italia e guadagnarsi un futuro.
Scritto a quattro mani con Flavio Alaia, il film si avvale dell’abile montaggio di Giacomo Fabbrocino della scuola napoletana di cinema Pigrecoemme e delle avvolgenti musiche del pianista Vincenzo Danise.
Scheda film: http://www.cghv.it/film-dvd/Un-consiglio-a-Dio/f20856